Salute mentale sul lavoro: come e perché promuoverla in azienda

Le persone trascorrono una parte importante della loro vita al lavoro, pertanto, è inevitabile che si crei un forte legame tra l’ambiente lavorativo e la salute mentale. Quando, infatti, mancano le condizioni per un clima sereno, stimolante e positivo e non sono garantiti investimenti organizzativi e strutturali per costruire una cultura di prevenzione della salute mentale,non solo è in pericolo il benessere psicologico dei lavoratori, ma anche il loro engagement e di conseguenza la produttività e i risultati del business.

Fenomeni come assenteismo, turn-over del personale o great resignation sono conseguenze dirette di un malessere vissuto sui luoghi di lavoro. Come analizzato dall'Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano, nel 2022, il 40% dei lavoratori italiani ha dichiarato di aver fatto almeno una “assenza per malessere emotivo”, inoltre è stato registrato un livello di engagement in forte riduzione rispetto agli anni precedenti, con un impatto negativo sulle aziende e sulla società in generale.

Al contrario, una condizione di benessere mentale ha effetti benefici sulle capacità cognitive, abilita le persone ad affrontare lo stress della vita, a contribuire allo sviluppo della società e a lavorare bene. Facciamo il punto sul tema delineando alcune best practice per progettare luoghi di lavoro sereni, inclusivi e focalizzati sul benessere organizzativo.

 

Mental Health at Work: i dati dell’OMS sulla situazione attuale

I dati analizzati nel rapporto mondiale dell’OMS sulla salute mentale e nella nota informativa condivisa con OIL rivelano numeri importanti: è stato stimato che circa il 15% di adulti e giovani in età da lavoro soffre almeno di un disturbo legato alla sfera psicologica, su tutti ansia e depressione

L’emergenza sanitaria vissuta con la pandemia e tutte le sue conseguenze sociali, ha acuito il problema, con un incremento del 25% di questo tipo di disturbi a livello mondiale, soprattutto tra giovani e donne, mettendo in luce anche un certo grado di impreparazione delle istituzioni a fronteggiare la situazione e la scarsità di risorse economiche dedicate al problema: è inevitabile che il lavoro possa amplificare una condizione pre-esistente e inglobare questioni sociali più generali che hanno effetti negativi sul benessere psicologico, ad esempio disuguaglianza, discriminazione ma anche bullismo e violenza

Il 50% del costo sociale totale delle condizioni di salute mentale è determinato da costi indiretti come la ridotta produttività. Il risultato è che, nel mondo, ogni anno si perdono fino a 12 miliardi di giornate lavorative a causa di uno o più disagi mentali, con un impatto negativo che genera perdite fino a mille miliardi (1 trilione) di dollari sull’economia globale. 

 

Benessere mentale sul lavoro: le Linee Guida OMS e gli obiettivi da perseguire

Questi dati hanno acceso una spia d’allarme nelle realtà più organizzate e più predisposte al cambiamento, tanto che molte aziende stanno effettivamente realizzando iniziative per incrementare il wellbeing aziendale in risposta alle esigenze dei dipendenti. 

Un segnale importante, pur nella consapevolezza che per un cambiamento strutturale servirà una pianificazione strategica ponderata: l'attenzione e l’importanza che oggi vengono dati al mental health at work sono alti, ma è altrettanto alta la confusione su questo tema in diverse realtà.

Per questo l’OMS, con le sue Linee Guida sulla promozione della salute mentale nei luoghi di lavoro, ha definito l’impianto dei 3 macro obiettivi da perseguire per creare un ambiente di lavoro che tuteli concretamente la salute mentale delle persone:
 

  1. Prevenzione dei rischi psicosociali
    Permettere a tutti di esprimere a pieno le proprie capacità, evitando mansioni, carico e ritmo di lavoro inadeguati alla persona, scarso controllo sulle proprie attività e obiettivi poco chiari.
     
  2. Promozione della salute
    Puntare a raggiungere uno stato di benessere psicologico a lungo termine, che valorizzi le risorse individuali e collettive, anche tramite l’equilibrio tra vita privata e vita lavorativa.
     
  3. Supporto e inclusione
    Valorizzare le minoranze, evitando forme di discriminazione ed emarginazione, sia prettamente fisiche che sociali. 

 

Salute Mentale sul Lavoro: le aree di intervento

Nel documento, l’OMS ha definito anche 6 aree di intervento prioritarie, con l’obiettivo di creare una sorta di testo unico accessibile, organizzato e completo di best practice da seguire per aziende, lavoratori e istituzioni.

Oltre agli interventi organizzativi e individuali come gli Employee Assistance Program o gli interventi di Critical Incident Stress Management, molto rilievo è dato alla formazione, sia manageriale che dei collaboratori.

In particolare, in merito al management, l’OMS introduce e consiglia azioni innovative e sottolinea la necessità di preparare queste figure a fronteggiare i fattori di criticità, in modo da riconoscere - anche in maniera preventiva - l’insorgere di pregiudizi per la salute mentale propria o delle risorse su cui si ha la responsabilità lavorativa, sostenendo le persone con situazioni problematiche e introducendole agli strumenti di supporto aziendale e territoriale.

Inoltre, sono previste particolari forme di intervento per settori specifici dove c’è un alto rischio di accadimenti traumatici o minacciosi, azioni di supporto per i lavoratori che rientrano dopo un’assenza prolungata causata da un disagio emotivo e programmi di inserimento per persone con problemi di salute mentale.

 

Benessere psicologico e organizzativo: come possono migliorare le aziende?

In definitiva, seppur il percorso in molti casi sia ancora lungo, il benessere psicologico dei lavoratori sembra essere ormai rilevante per molte aziende, insieme alla convinzione che il lavoro non debba essere una fonte di stress, ma debba rappresentare un'opportunità per valorizzare la personalità e le competenze di ogni individuo.

Ci sono diversi fattori che influenzano il benessere dei dipendenti, tra cui la motivazione, il senso di appartenenza, la corretta diffusione delle informazioni, la flessibilità, la fiducia, la collaborazione e l’ascolto attivo dei bisogni e delle necessità delle persone. È essenziale che questi elementi siano integrati nella cultura e nei valori aziendali e espressi già in fase di recruiting: solo in questo modo sarà possibile attuare strategie efficaci volte a migliorare il benessere complessivo e la coesione del team.


Queste sono alcune riflessioni utili a migliorare il benessere psicologico nei luoghi di lavoro ma se hai bisogno di una consulenza mirata sugli strumenti più idonei alla tua attività di recruiting contattaci!

 

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