Job hopping, da un impiego all’altro per crescere e acquisire esperienza

Cambiare attività lavorativa frequentemente, spesso restando in un posto di lavoro un anno o due, per individuare l’occupazione più adatta alle proprie esigenze, mirando a un work-life balance ottimale. È il job hopping, che letteralmente significa “saltare da un lavoro all’altro”, un fenomeno che riguarda soprattutto la generazione dei Millennials. Di fatto, quando non si è soddisfatti, si cerca rapidamente altrove, forti di competenze molto richieste dal mercato del lavoro, vivendo lo stress del cambiamento come un valore aggiunto.

Approfondiamo la tematica per comprendere motivazioni e caratteristiche del job hopping.
 

Che cos’è il job hopping?

I giovani nati a cavallo del duemila vivono l’impiego e la crescita professionale in modo diametralmente opposto a quello dei loro genitori, i baby boomers: il posto di lavoro fisso, con regolari scatti di carriera, nel quale restare almeno vent’anni, se non per sempre, è un obiettivo che risulta ormai obsoleto. Il concetto di stabilità e continuità lavorativa non attira più: le giovani leve cercano nuove sfide professionali, e sono pronte a cambiare spesso, questo è il job hopping, un frequente “salto” da un’occupazione all’altra, alla ricerca di soddisfazioni professionali e condizioni lavorativesempre migliori. Un cambiamento motivato non da incostanza, ma da un atteggiamento proattivo che ha come obiettivo la crescita personale e un perfetto equilibrio tra il tempo dedicato al lavoro e la qualità della propria vita personale.
 

Le caratteristiche del job hopper

Quello del job hopping è un fenomeno nato negli USA, per poi diffondersi anche in Europa e in Italia. Secondo una recente ricerca di Randstad, nel nostro Paese riguarda circa un milione di lavoratori, concentrati soprattutto nel settore delle professioni digitali. Questo, infatti, è l’ambito di maggior crescita negli ultimi anni, che ha portato una vera e propria esplosione di richieste, a fronte di un numero inferiore di professionisti dotati delle competenze necessarie. La ricerca ha tracciato anche un identikit del tipico job hopper: 

  • giovane, con età tra i 15 e i 34 anni
  • uomo, anche se questa tendenza di recente si è mostrata in crescita anche tra le giovani donne
  • con un titolo di istruzione elevato, un diploma e spesso una laurea. 
     

Job hopping, perché non si tratta di un capriccio?

Il job hopping non è un “capriccio” dei professionisti più giovani, che rigettano la stabilità e la routine degli impieghi tradizionali. E non è nemmeno una moda dettata dalla crisi che ha caratterizzato gli anni seguenti al Duemila. È, invece, una tendenza che mostra la reale necessità di sapersi adattare a un mercato del lavoro che offre meno sicurezze rispetto al passato ed è alla costante ricerca di profili aggiornati per poter rimanere al passo coi tempi. I migliori talenti, con le competenze più richieste non si adagiano, ma trasformano la precarietà in un punto di forza, in versatilità e capacità di cogliere di volta in volta opportunità lavorative sempre nuove, in un dinamico divenire che ha come obiettivo la crescita professionale e il miglior equilibrio possibile tra vita lavorativa e sfera privata.
 

Punti di forza e limiti del job hopping

Come ogni cambiamento, anche una modalità innovativa come il job hopping porta con sé lati positivi, ma anche limiti che è bene valutare, soprattutto in un panorama lavorativo in continua evoluzione.

Analizziamoli più nel dettaglio. 

Vantaggi

  • più esperienze: cambiare spesso occupazione permette di accumulare tante esperienze e mettersi alla prova in contesti lavorativi diversi;
  • retribuzioni migliori: in un contesto dove i salari hanno perso potere d’acquisto negli ultimi anni, cambiare occupazione permette di accedere a retribuzioni più soddisfacenti e in linea con il costo della vita;
  • più tempo per se stessi: cercare il lavoro su misura, cambiando spesso, aiuta a trovare il giusto equilibrio tra il lavoro e la vita privata;
  • competenze diverse: le diverse esperienze lavorative, anche in settori differenti, permettono di acquisire competenze trasversali a differenti realtà;
  • nuovi contatti: frequentare nuovi posti di lavoro aiuta ad acquisire una rete professionale più ampia, contribuendo anche a superare eventuali timidezze e a confrontarsi con molte persone e contesti differenti;
  • maggiore flessibilità: la necessità di adattarsi spesso a nuove realtà professionali insegna a diventare flessibili e predisposti al cambiamento.
     

Svantaggi

  • maggiore stress: cambiare spesso occupazione a causa di una ricerca continua di condizioni migliori, espone a un più elevato stress lavorativo, con senso di instabilità e conseguente burnout;
  • scarsa valorizzazione: nei contesti lavorativi più tradizionali si corre il rischio di essere professionalmente penalizzati poiché considerati persone poco affidabili o scarsamente adattabili;
  • minore specializzazione: cambiare spesso posto di lavoro rischia di far accumulare un background frammentato;
  • ridotti contatti umani: il continuo turnover amplia la rete di conoscenze, ma può penalizzare la costruzione di rapporti umani e professionali davvero costruttivi.
     

Mercato del lavoro: in che modo le aziende possono affrontare il fenomeno?

Saltare da un’occupazione a un’altra come avviene nel job hopping è una modalità che, come abbiamo visto, connota soprattutto i giovani professionisti, attratti da aspetti come flessibilità, possibilità di acquisire nuove competenze, lavoro meno routinario. Davanti a questo cambiamento le aziende sono chiamate a superare una concezione del lavoro rigida e ormai anacronistica, che si basa esclusivamente su remunerazione e valutazione. È essenziale aprirsi al nuovo, puntando su aspetti come trasparenza, comunicazione e corporate learning, investendo sulla crescita del singolo professionista e del team, in cerca di nuovi stimoli, possibilità di crescita e wellbeing.

Il mercato del lavoro, quindi, deve sempre più valorizzare il percorso professionale puntando maggiormente sugli obiettivi dei singoli e osservando la realtà per cogliere le novità e i cambiamenti. Ad esempio, puntare e crescere nel digitale e nelle nuove tecnologie è un modo per attrarre a sé talenti, così come investire nella formazione e promuovere valori di responsabilità e fiducia, come conferma anche il report DigitEconomy24 pubblicato a fine 2023 dal Sole24Ore.

AlmaLaurea srl con la sua lunga esperienza nel mercato del lavoro, del recruiting, supporta le aziende nel comunicare come sono valorizzate al loro interno le competenze dei lavoratori, e come essi sono supportati nei loro percorsi di carriera. Oltre alla comunicazione e alle attività di employer branding, tutti i servizi erogati da AlmaLaurea sono strutturati per permettere alle aziende di trovare i candidati che possiedono le competenze di cui realmente hanno bisogno, selezionabili in maniera estremamente accurata e precisa.

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