Le migliori performance negli studi delle laureate non arginano il divario a favore degli uomini su esiti occupazionali e retribuzione. Il primo Rapporto tematico di genere “Laureate e laureati: scelte, esperienze e realizzazioni professionali”, realizzato dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, è stato presentato venerdì 28 gennaio 2022 all'Università di Bologna. Hanno aperto i lavori del ricco panel di interventi Giovanni Molari, Rettore dell’Università di Bologna e Ivano Dionigi, Presidente di AlmaLaurea. La presentazione del Rapporto è stata moderata da Cristina Demaria, Delegata all’Equità, Inclusione e Diversità, Università di Bologna, e condotta da Marina Timoteo, Università di Bologna, Direttore di AlmaLaurea, insieme con Aurelia Sole, Prorettrice alle Pari Opportunità e alle Tematiche di Genere, Università degli Studi della Basilicata, e Marcella Gargano, Direttrice generale delle istituzioni della formazione superiore (MUR). Le conclusioni sono state affidate al Ministro dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa.
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IL RAPPORTO TEMATICO DI GENERE
Attingendo alle indagini che ogni anno forniscono dati sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei laureati (per le indagini più recenti: 291.000 laureati del 2020 e 655.000 laureati del 2019, 2017 e 2015, intervistati a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo), il Rapporto si pone l'obiettivo di mappare, riorganizzare, esplorare e approfondire il complesso e articolato insieme di informazioni statistiche, su scelte formative ed esiti occupazionali, per rappresentare e comprendere le differenze tra laureate e laureati, sotto molteplici punti di vista.
"Il rapporto conferma il primato delle laureate nella formazione e al contempo la loro mortificazione nella condizione occupazionale - ha affermato Ivano Dionigi, Presidente di AlmaLaurea - Questa contraddizione, che testimonia una cultura arretrata della società, priva le donne di un loro diritto e il Paese di quel che di più specifico esse possono apportare. Politica, impresa e università hanno il dovere di invertire questa rotta e colmare questo divario".
E proprio sul ruolo della politica è intervenuta Maria Cristina Messa, Ministro dell’Università e della Ricerca: "Questo Rapporto di AlmaLaurea è estremamente utile, perché ci consente sia di scattare fotografie specifiche su scelte, esperienze, realizzazioni professionali di laureate e laureati sia di analizzare l’andamento di alcune importanti dinamiche nel corso degli anni, valutando l’efficacia di alcune politiche adottate nel tempo per poter decidere quali misure a sostegno della formazione e dell’occupazione prendere nel prossimo futuro. Ciò che, ancora una volta, emerge è la minore valorizzazione delle donne sul mercato del lavoro, dato su cui solo interventi di sistema che, come governo, abbiamo messo in cantiere, potranno realmente incidere".
Scelte formative e performance di studio
Esiti occupazionali
Aspirazioni e realizzazioni lavorative
Mobilità territoriale per motivi di studio e di lavoro
Focus sulle lauree STEM
Uno sguardo al 2021: le richieste di CV da parte delle imprese del sistema AlmaLaurea
PIÙ EMANCIPATE DALLA FAMIGLIA E CON PERFORMANCE DI STUDIO MIGLIORI
Nel 2020 le donne costituiscono quasi il 60% dei laureati in Italia. Da questo primo importante dato parte l’analisi condotta da AlmaLaurea, che sottolinea peraltro la sovente provenienza delle donne da contesti familiari meno favoriti (il 28,3% delle laureate ha almeno un genitore laureato rispetto al 34,3% degli uomini) ed evidenzia come esse siano state interessate da una minore selezione basata sul background familiare (consegue la laurea nello stesso ambito disciplinare di uno dei genitori il 18,8% delle donne e il 21,7% degli uomini). Tuttavia, le donne dimostrano migliori performance pre-universitarie (voto medio di diploma 82,5/100, mentre è 80,2/100 per gli uomini) e universitarie (concludono gli studi in corso il 60,2% delle donne, rispetto al 55,7% degli uomini; il voto medio di laurea è, rispettivamente, pari a 103,9 e 102,1/110). Inoltre, durante gli studi, le donne prendono parte più degli uomini alle esperienze di tirocinio curriculare (61,4% rispetto al 52,1%), ma anche - seppur con differenze poco rilevanti - alle esperienze di lavoro durante gli studi (66,0% rispetto al 64,0%) e a quelle di studio all’estero (11,6%, rispetto al 10,9% degli uomini).
BACKGROUND CULTURALE
"In questo primo rapporto di genere di AlmaLaurea - ha sottolineato Marina Timoteo, Direttore di AlmaLaurea - emerge un ruolo importante delle donne nel far ripartire l’ascensore sociale: è infatti vero che tra le laureate, mediamente più brave dei loro colleghi in ogni percorso di studio, è più frequente trovare ragazze che provengono da contesti familiari meno favoriti e che seguono con minore frequenza le orme di famiglia, nei percorsi formativi e nella professione svolta. A queste donne, innovative, il sistema Paese deve garantire parità di condizioni in termini di accesso e di status in ambito professionale".
INSERIMENTO NEL MERCATO DEL LAVORO PIÙ DIFFICILE, MAGGIORE EFFICACIA DELLA LAUREA NEL LAVORO SVOLTO
Quanto agli esiti occupazionali sono confermate le note differenze di genere, nel breve e nel medio periodo, per le diverse possibilità di inserimento nel mercato del lavoro e di valorizzazione professionale. Il tasso di occupazione registra percentuali a vantaggio degli uomini: tra i laureati di primo livello a cinque anni dal titolo è pari all’86,0% per le donne e al 92,4% per gli uomini; tra quelli di secondo livello è pari rispettivamente a 85,2% e 91,2%. La pandemia da Covid-19 ha poi tendenzialmente ampliato i differenziali di genere, soprattutto in termini di tasso di occupazione. Inoltre, a cinque anni dal titolo, in presenza di figli il divario di genere si amplifica ulteriormente.
TASSO DI OCCUPAZIONE A 5 ANNI DALLA LAUREA
Le donne dichiarano livelli di efficacia della laurea nel lavoro svolto più elevati di quelli degli uomini: 68,0% e 61,7% tra i laureati di primo livello e 69,2% e 67,7% tra quelli di secondo livello a cinque anni dal titolo.
In termini retributivi si conferma il vantaggio a favore degli uomini. In particolare, a cinque anni dalla laurea, gli uomini percepiscono, in media, circa il 20% in più: tra i laureati di primo livello 1.374 euro per le donne e 1.651 euro per gli uomini; tra quelli di secondo livello rispettivamente 1.438 euro e 1.713 euro. L’analisi della professione svolta a cinque anni dalla laurea mostra che sono soprattutto gli uomini a occupare professioni di alto livello, ossia di tipo imprenditoriale o dirigenziale (2,2% tra le donne e 3,9% tra gli uomini) e a elevata specializzazione, ossia per cui è richiesta almeno una laurea di secondo livello (61,7% tra le donne e 63,6% tra gli uomini); inoltre, i dati analizzati evidenziano anche alcuni meccanismi di ereditarietà della professione tra genitori e figli, in particolare maschi.
"Questo rapporto tematico di genere offre l'occasione per osservare nel dettaglio le differenze, in molti casi ancora troppo marcate, tra gli esiti occupazionali delle laureate e dei laureati - ha commentato il Rettore dell'Università di Bologna, Giovanni Molari - È necessario allora continuare a lavorare su più fronti, sia nel campo della formazione che nel mondo del lavoro, per colmare questo divario, in modo che tutte e tutti possano arrivare ad avere le stesse opportunità, indipendentemente dal genere".
NELLA RICERCA DEL LAVORO LE LAUREATE AL GUADAGNO PREDILIGONO LA STABILITÀ LAVORATIVA, LA RISPONDENZA AI PROPRI IDEALI E VALORI E L’UTILITÀ SOCIALE DEL LAVORO
Il Rapporto ha preso in esame anche le aspettative di laureate e laureati e la successiva realizzazione professionale. Nel 2020 le laureate continuano a ricercare, più frequentemente degli uomini, la stabilità del posto di lavoro (+11,0 punti percentuali), l’utilità sociale (+10,4 punti percentuali), la coerenza con gli studi (+9,4 punti percentuali) e l’indipendenza o autonomia nel lavoro (+8,9 punti percentuali). Gli uomini, invece, ricercano maggiormente la possibilità di guadagno e il prestigio ricevuto dal lavoro, sebbene con differenze più contenute rispetto alle donne. L’analisi ha riguardato, inoltre, la realizzazione professionale connessa alle aspirazioni lavorative, rilevando l’incidenza di disuguaglianze di genere, anche quando laureate e laureati sono accumunati dalle medesime aspettative lavorative. Le donne che, alla vigilia della conclusione del percorso formativo, ricercavano la stabilità del lavoro presentano, a cinque anni dal titolo, non solo un minor tasso di occupazione ma anche una minor quota di occupate alle dipendenze a tempo indeterminato. Tra i laureati che, sempre in prossimità della laurea, ricercavano nel proprio lavoro la coerenza con gli studi compiuti e la rispondenza agli interessi culturali, i differenziali di genere sono tendenzialmente più contenuti, ma a fronte di una maggiore penalizzazione in termini di tasso di occupazione, tipologia contrattuale e retribuzione. In sostanza, le differenze di genere sono più contenute negli scenari occupazionali di livello più modesto. Tra i laureati che, alla vigilia del titolo, ricercavano principalmente guadagno e carriera, il differenziale di genere, a sfavore delle donne, aumenta.
ASPETTATIVE RISPETTO AL LAVORO CERCATO
IN GENERALE LE DONNE MIGRANO MENO E LA FAMIGLIA DI ORIGINE INFLUENZA LE LORO SCELTE
Un ulteriore aspetto, esplorato nel rapporto da AlmaLaurea, è il fenomeno della migrazione per motivi di studio e di lavoro dei laureati, che riguarda soprattutto chi proviene dal Mezzogiorno (l’approfondimento ha riguardato i soli cittadini italiani residenti in Italia).
A migrare per motivi di studio sono soprattutto gli uomini (23,6%, +2,9 punti percentuali rispetto al 20,7% delle donne), anche se negli anni più recenti il divario di genere è andato via via attenuandosi. È interessante notare come tale divario si rilevi solo nelle famiglie meno favorite (+3,7 punti percentuali).
Anche la mobilità per lavoro (prevalentemente dal Sud verso il Nord) è di 6,8 punti percentuali maggiore tra gli occupati uomini (49,8%) rispetto alle donne (43,0%). Inoltre, la mobilità lavorativa verso l’estero è relativamente più diffusa tra gli uomini (5,8% rispetto al 3,8% delle donne).
A prescindere dalla destinazione, la mobilità lavorativa si associa a livelli retributivi più elevati (i residenti nel Mezzogiorno che lavorano al Nord percepiscono il 18,3% in più di chi risiede e lavora al Sud e il 2,3% in più di chi risiede e lavora al Nord) e a differenziali di genere più contenuti (il 14,8% tra uomini e donne che risiedono al Sud e lavorano al Nord; il 21,5% tra i laureati del Mezzogiorno; il 16,7% tra quelli del Nord).
MOBILITÀ PER MOTIVI DI LAVORO
(Quota di mobili per ripartizione geografica di residenza)
LAUREE STEM: DONNE COMUNQUE PENALIZZATE MA I DIFFERENZIALI DI GENERE SONO PIÙ CONTENUTI
Le scelte formative delle donne si indirizzano meno frequentemente verso i corsi di laurea in ambito STEM (science, technology, engineering, mathematics), nonostante la loro maggiore provenienza dai percorsi liceali e i migliori risultati scolastici ottenuti, aspetti questi ultimi che più frequentemente si associano alla scelta di intraprendere questi percorsi. È però vero che nel dottorato le donne scelgono gli ambiti STEM più spesso di quanto non facciano nel percorso di laurea. Nel mercato del lavoro le donne che scelgono questi corsi di laurea si confermano comunque più svantaggiate (in termini occupazionali e retributivi) rispetto alla componente maschile anche se, a cinque anni dal conseguimento del titolo, si rileva una maggiore coerenza tra titolo conseguito e lavoro svolto. Tra i laureati dei percorsi STEM si evidenzia, complessivamente, una maggiore mobilità per motivi di studio e di lavoro. Resta confermato che, anche all’interno di questi percorsi, le donne tendono a spostarsi meno frequentemente rispetto agli uomini. Concentrandosi in particolare sulle retribuzioni, i differenziali di genere, pur sempre a favore degli uomini, risultano più contenuti tra i laureati STEM e si riducono ulteriormente tra coloro che decidono di spostarsi per motivi lavorativi. Sembra quindi che, per alcuni aspetti della carriera lavorativa, i percorsi STEM attenuino le disuguaglianze tra laureate e laureati.
"Il fatto che i divari tra laureate e laureati in materie STEM siano più contenuti - ha osservato Maria Cristina Messa, Ministro dell’Università e della Ricerca - è sicuramente un segno positivo e la prova che le misure che stiamo adottando, dall’orientamento verso le materie scientifiche al supporto con quote premiali per le borse di studio in favore delle ragazze che scelgono questi percorsi di studio, ci stanno indirizzando sulla strada giusta".
RICHIESTE DI CV DA PARTE DELLE AZIENDE: LA RIPRESA DEL LAVORO NEL QUARTO TRIMESTRE 2021 PENALIZZA LE DONNE
Per concludere, uno sguardo all’istantanea delle più recenti tendenze del mercato del lavoro analizzate sulla base delle informazioni desumibili dalla banca dati dei curricula del sistema AlmaLaurea (che comprende l’attività svolta da AlmaLaurea srl e quella degli Uffici placement degli Atenei aderenti che utilizzano la piattaforma messa a disposizione gratuitamente dal Consorzio). Si evidenziano sia gli effetti della pandemia - con una generale contrazione della richiesta dei CV nella prima metà del 2020, quella del lockdown - sia come la ripresa del mercato del lavoro abbia interessato in misura maggiore i profili professionali prevalentemente associati agli uomini. Le analisi, che si sono concentrate sul triennio 2019-2021, mostrano come la curva maschile e quella femminile si siano avvicinate nel periodo più buio (71mila CV di laureati e 67mila CV di laureate richiesti nel secondo trimestre del 2020) per poi allontanarsi con più forza nel quarto trimestre 2021 (richiesti 193mila CV di laureati e quasi 152mila di laureate).