Laureati di seconda generazione: chi sono, cosa studiano e dove lavorano

Per la prima volta AlmaLaurea traccia il profilo e analizza gli esiti occupazionali dei laureati nati o giunti in Italia in minore età, figli di cittadini stranieri.

I flussi migratori tra Paesi rimodellano da sempre le società. L’intensità di questo fenomeno, nell’attuale contesto di globalizzazione economica, appare crescente e coinvolge anche il nostro Paese. Secondo una recente pubblicazione Istat sulle seconde generazioni in Italia (Istat. Identità e percorsi di integrazione delle seconde generazioni in Italia. Roma, 2020) si evince che in poco più di un ventennio la quota di stranieri (inclusi anche ex-stranieri naturalizzati cittadini italiani) è decuplicata, fino a rappresentare oggi oltre il 12% della popolazione residente.

In quest’ottica, il Rapporto AlmaLaurea 2021 ha analizzato per la prima volta il Profilo e la Condizione occupazionale dei laureati di seconda generazione per tracciarne un quadro delle caratteristiche e delle performance formative e professionali.

Ma a chi ci riferiamo parlando di laureati di seconda generazione?

Secondo la definizione Istat, sono laureati di seconda generazione quanti:

  • sono nati in Italia da genitori stranieri e sono attualmente cittadini stranieri;
  • sono nati in Italia da genitori stranieri ma sono cittadini italiani, in quanto naturalizzati;
  • sono nati all’estero da genitori stranieri, hanno conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado in Italia e hanno attualmente la cittadinanza estera;
  • sono nati all’estero da genitori stranieri, hanno conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado in Italia e sono cittadini italiani, in quanto naturalizzati.

I figli di genitori con cittadinanza mista (uno con cittadinanza italiana e l’altro con cittadinanza straniera), dunque, non appartengono alle seconde generazioni.
 

L’analisi comparativa realizzata da AlmaLaurea mette i risultati dei laureati di seconda generazione a confronto con il complesso dei laureati.
 

IN SINTESI

Profilo dei laureati di seconda generazione
Rispetto al complesso dei laureati, si immatricolano all’università in età più adulta; durante gli studi hanno più frequentemente esperienze di lavoro e di studio all’estero riconosciute dal corso; hanno usufruito maggiormente di borse di studio.

Laureati di seconda generazione di primo livello a un anno dl titolo
Il tasso di occupazione è pari al 68,7% tra i laureati di seconda generazione, valore lievemente inferiore (-0,5 punti percentuali) al 69,2% rilevato sul complesso dei laureati di primo livello. Sono più frequentemente assunti alle dipendenze, dichiarano di percepire una retribuzione mensile netta leggermente superiore alla media e tra loro si rileva una maggiore quota di occupati all’estero.

Laureati di seconda generazione di secondo livello a cinque anni dl titolo
Il tasso di occupazione è pari all’87,4% e risulta sostanzialmente in linea con il complesso dei laureati di secondo livello (87,7%) e si confermano più diffusi i contratti alle dipendenze a tempo indeterminato. I laureati di seconda generazione presentano livelli retributivi superiori alla media: dichiarano, infatti, di percepire una retribuzione mensile netta pari a 1.620 euro, +4,1% rispetto ai 1.556 euro del complesso dei laureati.
 

PROFILO DEI LAUREATI DI SECONDA GENERAZIONE

Quanti sono i laureati di seconda generazione e quali sono le caratteristiche dei percorsi formativi che hanno intrapreso?

La consistenza dei laureati di seconda generazione è tendenzialmente crescente nel tempo seppure, in valori assoluti, sia ancora decisamente limitata: negli ultimi cinque anni, si è passati da poco meno di 3.500 individui a oltre 4.500, con valori percentuali che vanno dall’1,4% del 2016 all’1,7% del 2020.
 

Laureati degli anni 2016-2020: seconde generazioni (valori percentuali)

Fonte: AlmaLaurea, Indagine sul Profilo dei Laureati.

 

Dei laureati di seconda generazione del 2020:

  • il 66,2% sono cittadini stranieri, nati all’estero da genitori stranieri e che hanno conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado in Italia;
  • % sono cittadini con le stesse caratteristiche del collettivo precedente ma naturalizzati (cittadinanza italiana);
  • il 20,5% sono cittadini italiani naturalizzati, nati in Italia da genitori stranieri;
  • il 2,1% sono cittadini stranieri nati in Italia da genitori stranieri.

 

CARATTERISTICHE DEI LAUREATI DI SECONDA GENERAZIONE: GENERE, BACKGROUND FAMILIARE E FORMATIVO

In riferimento al genere, i laureati di seconda generazione sono caratterizzati da una presenza femminile ancora più accentuata rispetto a quanto rilevato per il complesso dei laureati (67,5% rispetto al 59,3%).

Il contesto familiare è tendenzialmente meno favorito: provengono infatti meno frequentemente da famiglie con titoli di studio elevati (il 23,0% ha almeno un genitore laureato rispetto al 30,7% del complesso dei laureati).

Anche dal punto di vista del contesto socio-economico si rilevano alcune differenze:

  • il 7,3% dei laureati di seconda generazione proviene dalla classe elevata (rispetto al 22,4% del totale);
  • il 59,7% proviene dalla classe del lavoro esecutivo (21,9% tra il complesso dei laureati 2020).
     

Per quanto riguarda la carriera pre-universitaria:

  • il 37,8% è in possesso di un diploma tecnico (rispetto al 19,5% del complesso dei laureati);
  • il 6,7% è in possesso di un diploma professionale (rispetto al 2,3%);
  • il 55,1% è in possesso di un diploma liceale (rispetto al 75,8%, con la sola eccezione del liceo linguistico, 13,4% rispetto al 9,1%).

 

ALL’UNIVERSITÀ

I laureati di seconda generazione sono l’1,7% sul complesso dei laureati del 2020 e sono relativamente più presenti tra i percorsi di primo livello (2,1%), mentre lo sono meno tra i magistrali biennali (1,3%) e tra i magistrali a ciclo unico (0,8%)

In termini di gruppo disciplinare, i laureati di seconda generazione scelgono prevalentemente percorsi dei gruppi:

  • economico (24,3% rispetto al 14,4% del complesso dei laureati);
  • linguistico (13,7%, rispetto al 7,2%);
  • medico-sanitario e farmaceutico (12,9%, senza particolari differenze rispetto al totale, 13,7%);
  • politico-sociale e della comunicazione (12,8% rispetto all’8,5% del totale).
     

Infine i laureati di seconda generazione:

  • si immatricolano in età più adulta all’università (il 32,9% si immatricola con due o più anni di ritardo rispetto all’età canonica; è il 22,1% nel complesso dei laureati);
  • hanno avuto più frequentemente esperienze di lavoro durante gli studi (79,1% rispetto al 65,2%), nonostante queste siano state generalmente meno coerenti con gli studi compiuti all’università (15,9% rispetto a 24,7%);
  • hanno svolto esperienze di studio all’estero riconosciute dal corso degli studi universitari in misura maggiore rispetto al complesso dei laureati (14,4% rispetto all’11,3%);
  • hanno un livello di conoscenza della lingua inglese scritto e parlato più elevato (67,1% rispetto al 56,5% e 65,9% rispetto al 53,0%);
  • si laureano in corso nel 55,2% dei casi (rispetto al 58,4%) e quelli che si laureano con al massimo un anno di ritardo sono il 25,7% (rispetto al 21,7%);
  • hanno un voto medio di laurea di 99,8 su 110 rispetto a 103,2 registrato per il complesso dei laureati;
  • hanno usufruito maggiormente di borse di studio (59,7% rispetto al 24,5%);
  • il 68,2%, tornando indietro al momento della scelta universitaria, si riscriverebbe allo stesso corso dello stesso ateneo (rispetto al 72,8%).

 

ESITI OCCUPAZIONALI DEI LAUREATI DI SECONDA GENERAZIONE

Quali sono i percorsi formativi e lavorativi post-laurea intrapresi dai laureati di seconda generazione in Italia? L’indagine del 2020 sulla Condizione occupazionale dei Laureati ha coinvolto, complessivamente, oltre 5.000 laureati di seconda generazione: 3.180 laureati di primo livello e 1.251 di secondo livello del 2019 contattati a un anno dal titolo e 676 laureati di secondo livello del 2015 contattati a cinque anni.

 

LAUREATI DI SECONDA GENERAZIONE DI PRIMO LIVELLO A UN ANNO DALLA LAUREA

PROSECUZIONE DEGLI STUDI DOPO IL TITOLO DI PRIMO LIVELLO

Nel 2020 il 57,5% dei laureati di seconda generazione dichiara di essersi iscritto a un corso di laurea di secondo livello, quota decisamente inferiore al 66,5% osservato per il complesso dei laureati di primo livello. Tale risultato può essere legato, almeno in parte, al background familiare di provenienza.
 

PERFORMANCE OCCUPAZIONALI: TASSO DI OCCUPAZIONE, TIPOLOGIA DI ATTIVITÀ LAVORATIVA, SETTORE D’IMPIEGO, RETRIBUZIONE, LAVORO ALL’ESTERO

Isolando i laureati di primo livello che dopo il titolo triennale non si sono mai iscritti a un altro corso di laurea (41,9% rispetto al 32,6% del complesso dei laureati di primo livello), è possibile analizzare le loro performance occupazionali a un anno dal titolo.

Il tasso di occupazione è pari al 68,7% tra i laureati di seconda generazione, valore lievemente inferiore (-0,5 punti percentuali) al 69,2% rilevato sul complesso dei laureati di primo livello.

In termini di tipologia dell’attività lavorativa, i laureati di seconda generazione - rispetto al complesso dei laureati di primo livello - sono più frequentemente assunti alle dipendenze, con contratti:

  • a tempo indeterminato (30,8% rispetto al 26,9%);
  • non standard (42,2% rispetto al 40,1%);
  • formativi (12,5% rispetto all’11,0%).

Svolgono, invece, in minor misura attività di tipo autonomo (7,7% rispetto al 13,1%).

Per quanto riguarda il settore d’impiego, indipendentemente dalla tipologia del lavoro svolto:

  • l’82,2% dei laureati di seconda generazione è occupato nel privato (rispetto al 74,5%);
  • il 12,7% lavora nel pubblico (rispetto al 18,7%);
  • il 5,1% nel non profit (rispetto al 6,8%).

Le importanti differenze rispetto a quanto osservato sul complesso dei laureati di primo livello potrebbero essere spiegate dalla difficoltà ad accedere a concorsi pubblici per i cittadini stranieri.

I laureati di seconda generazione dichiarano di percepire una retribuzione mensile netta leggermente superiore alla media: è infatti pari a 1.292 euro rispetto ai 1.270 euro del complesso dei laureati di primo livello (+1,7%). Questo dato è influenzato anche da una minor diffusione del part-time tra i laureati di seconda generazione (18,9% rispetto al 22,8%). Infatti, circoscrivendo l’analisi ai soli occupati a tempo pieno, le retribuzione risultano praticamente in linea (1.402 euro rispetto a 1.411 euro del totale).

Anche se il fenomeno è tutto sommato contenuto, fra i laureati di seconda generazione si rileva una maggiore quota di occupati all’estero (5,2%) rispetto al complesso dei laureati di primo livello (3,9%).
 

EFFICACIA DEL TITOLO E PROFESSIONE SVOLTA

La laurea di primo livello risulta molto efficace o efficace per il 60,3% degli occupati di seconda generazione, valore inferiore a quello del complesso dei laureati di primo livello (62,8%). Ciò è dovuto sia a una minore richiesta del titolo per lo svolgimento del proprio lavoro sia a un minor utilizzo delle competenze acquisite all’università.

Tali risultati sono legati al tipo di professione svolta. A un anno dal titolo, infatti, tra i laureati di seconda generazione si evidenzia una minore diffusione di professioni:

  • imprenditoriali o nell’alta dirigenza (0,7% rispetto al 2,0% del totale laureati di primo livello);
  • elevata specializzazione (13,2% rispetto al 15,1%);
  • (55,4% rispetto al 57,3%).

Sono invece maggiormente diffuse le professioni esecutive (18,1% rispetto al 12,8%), mentre risulta in linea con il totale generale la quota di altre professioni meno qualificate (12,6%).

 

Laureati di primo livello del 2019 intervistati a un anno dal conseguimento del titolo:
esiti formativi e occupazionali
(valori percentuali e valori medi, in euro)

Fonte: AlmaLaurea, Indagine sulla Condizione occupazionale dei Laureati.

 

 

LAUREATI DI SECONDA GENERAZIONE DI SECONDO LIVELLO A CINQUE ANNI DALLA LAUREA

PERFORMANCE OCCUPAZIONALI: TASSO DI OCCUPAZIONE, TIPOLOGIA DI ATTIVITÀ LAVORATIVA, SETTORE D’IMPIEGO, RETRIBUZIONE

Tra i laureati di seconda generazione, il tasso di occupazione è pari all’87,4% e risulta sostanzialmente in linea con il complesso dei laureati di secondo livello (87,7%).

Anche a cinque dal conseguimento del titolo si confermano più diffusi, tra i laureati di seconda generazione, i contratti alle dipendenze a tempo indeterminato (60,7% rispetto al 55,2% rilevato sul complesso dei laureati). Risultano invece meno diffusi:

  • il lavoro non standard (13,4% rispetto al 15,7%);
  • il lavoro autonomo (15,1% rispetto al 20,9%).
     

Per quanto riguarda il settore d’impiego, indipendentemente dalla tipologia del lavoro svolto:

  • l’87,2% dei laureati di seconda generazione è occupato nel privato (rispetto al 75,7%);
  • il 9,7% lavora nel pubblico (rispetto al 21,0%);
  • il 3,1% nel non profit (rispetto al 3,3%).
     

I laureati di seconda generazione presentano livelli retributivi superiori alla media: dichiarano, infatti, di percepire una retribuzione mensile netta pari a 1.620 euro, +4,1% rispetto ai 1.556 euro del complesso dei laureati. Nonostante la minor diffusione del part-time tra i laureati di seconda generazione (7,3% rispetto al 10,9%), tale vantaggio retributivo è confermato anche circoscrivendo l’analisi ai soli occupati a tempo pieno: 1.676 euro rispetto a 1.627 euro (+3,0%).

Tra i laureati di secondo livello si osserva una maggiore mobilità per motivi di lavoro, probabilmente ereditata dai genitori e dalle esperienze maturate durante il proprio percorso formativo. La quota di occupati all’estero, infatti, è pari all’11,2%, quasi il doppio rispetto a quanto osservato sul complesso dei laureati di secondo livello occupati a cinque anni dal titolo (6,0%).
 

EFFICACIA DEL TITOLO E PROFESSIONE SVOLTA

I laureati di seconda generazione mostrano livelli di efficacia inferiori a quelli rilevati sul complesso dei laureati: la laurea risulta molto efficace o efficace per il 58,0% degli occupati (è il 68,5% sul totale dei laureati). Anche in questo caso, ciò è dovuto sia a una minore richiesta del titolo per lo svolgimento del proprio lavoro sia, e soprattutto, a un minor utilizzo delle competenze acquisite all’università.
Su questi risultati incide, almeno in parte, la professione svolta. Tra i laureati di seconda generazione, infatti, risultano relativamente meno diffuse le professioni a elevata specializzazione: 53,7% rispetto al 62,5% rilevato per il complesso dei laureati di secondo livello.

Sono invece relativamente più presenti le professioni:

  • (22,5% rispetto a 18,2%);
  • (17,1% rispetto a 13,2%).

Nonostante i minori livelli di coerenza tra studi compiuti e lavoro svolto, in termini di soddisfazione per il proprio lavoro i laureati di seconda generazione non danno valutazioni significativamente differenti rispetto al complesso dei laureati di secondo livello: 7,9 su una scala 1-10, in linea con quanto rilevato per il complesso dei laureati.

 

Laureati di secondo livello del 2015 intervistati a cinque anni dal conseguimento del titolo:
esiti formativi e occupazionali
(valori percentuali e valori medi, in euro)

Fonte: AlmaLaurea, Indagine sulla Condizione occupazionale dei Laureati

 

Per approfondimenti:

Rapporto AlmaLaurea 2021 sul Profilo dei laureati – Approfondimenti (Cap. 12)

Rapporto AlmaLaurea 2021 sulla Condizione occupazionale dei laureati – Approfondimenti (Cap. 7)