Dove lavorano e quanto guadagnano i laureati

Retribuzione, tipologia di attività lavorativa, settore e ambito di occupazione dei laureati a 5 anni dalla laurea.

Il Rapporto AlmaLaurea 2024 sulla Condizione occupazionale dei laureati consente di tracciare le caratteristiche del lavoro svolto dai laureati, mettendone in luce diversi aspetti: dalla tipologia di attività lavorativa alla retribuzione, dal settore e ambito economico di impiego al livello di soddisfazione raggiunto.

Nell’approfondimento che segue, si fa riferimento 62 mila laureati di primo livello (considerati solo i laureati non iscritti ad altro corso di laurea) del 2018 e 119 mila laureati di secondo livello contattati a 5 anni dalla laurea in modo da restituire una fotografia di una situazione più stabile degli esiti occupazionali.

I dati mostrano una situazione dove la maggioranza dei laureati è assunta con un contratto a tempo indeterminato, impiegata nel settore privato e soddisfatta del lavoro svolto, mentre esistono differenziazioni importanti sia a livello di retribuzioni sia a livello di ramo di attività economica in cui ciascun laureato si inserisce.

Tipologia di attività lavorativa a cinque anni: più del 50% degli occupati assunti con un contratto a tempo indeterminato

Nel 2023, a cinque anni dal conseguimento del titolo, il lavoro autonomo (liberi professionisti, lavoratori in proprio, imprenditori, ecc.) coinvolge l’8,9% degli occupati di primo livello e il 17,3% degli occupati di secondo livello (valore in aumento rispettivamente di 1,0 e 0,6 punti percentuali rispetto alla rilevazione del 2022).

contratti a tempo indeterminato sono il 72,7% tra gli occupati di primo livello e il 52,6% degli occupati di secondo livello (+4,5 punti percentuali e + 1,5 punti rispetto all’indagine del 2022); si tratta del valore più alto osservato per entrambi i collettivi negli ultimi sei anni).

È assunto con un contratto a tempo determinato l’8,8% dei laureati di primo livello e il 13,9% dei laureati di secondo livello. I contratti formativi coinvolgono rispettivamente il 4,1% e il 9,0% degli occupati mentre tutte le altre forme di lavoro sono piuttosto contenute ed evidenziano percentuali al più pari al 5% circa.

Quasi due laureati su tre sono occupati nel settore privato

A cinque anni dalla conclusione degli studi il 55,5% degli occupati di primo livello e il 64,2% di quelli di secondo livello è occupato nel settore privato, mentre il 37,8% e il 33,1% è impegnato nel settore pubblico. Il settore non profit coinvolge il 6,5% degli occupati di primo livello il 2,6% degli occupati di secondo livello.

Concentrando l’attenzione su coloro che sono impegnati in attività non autonome e che hanno iniziato l’attuale attività lavorativa dopo aver acquisito il titolo è possibile fare un confronto tra i due settori a cinque anni dalla laurea che consente di sottolineare come i contratti a tempo indeterminato sono più diffusi nel settore pubblico tra i laureati di primo livello (84,7%, rispetto al 75,3% registrato nel privato; +9,4 punti percentuali) e, al contrario, nel settore privato tra quelli di secondo livello (82,5%, rispetto al 31,7% registrato tra quelli del pubblico; +50,8 punti).

Dove lavorano i laureati a 5 anni dalla laurea

L’indagine a cinque anni dal conseguimento del titolo consente di apprezzare meglio i percorsi di transizione studi universitari/lavoro, mettendo in luce, generalmente, una maggiore coerenza fra studi compiuti e attività lavorativa svolta.

Il settore dei servizi coinvolge l’86,3% degli occupati di primo livello e l’80,2% di quelli di secondo livello.

Le quote di occupati nel settore industriale si attestano, rispettivamente, all’11,6% e al 18,8%, mentre quelle nel settore agricolo sono decisamente residuali (1,2% e 0,7%).

A cinque anni dal conseguimento del titolo, si rileva un’elevata concentrazione in pochi rami di attività economica tra i laureati del gruppo:

  • medico-sanitario e farmaceutico (sanità, e per i laureati di secondo livello anche commercio e istruzione e formazione);
  • educazione e formazione (istruzione e ricerca, e per i laureati di primo livello, anche servizi sociali e personali)
  • letterario umanistico (istruzione e ricerca e servizi ricreativi e culturali solo per i laureati di secondo livello)
  • scienze motorie e sportive (istruzione e ricerca e servizi ricreativi e culturali solo per i laureati di secondo livello)

Ampio è invece il ventaglio di rami (almeno 8) in cui operano i laureati del gruppo:

  • politico-sociale e comunicazione
  • economico
  • letterario-umanistico e arte e design (solo per i laureati di primo livello).

Il quadro qui delineato evidenzia l’esistenza di due diversi modi di porsi della formazione universitaria: quella specialistica, finalizzata a specifici settori di attività, e quella polivalente, generalista.

Retribuzioni a cinque anni: in calo in termini reali rispetto al 2022

La retribuzione mensile netta è pari a 1.706 euro per i laureati di primo livello e a 1.768 euro per quelli di secondo livello (-1,0% in termini reali per i laureati di primo livello e -1,2% per quelli di secondo livello rispetto alla rilevazione del 2022).

L’analisi temporale conferma l’inversione di tendenza, evidenziata lo scorso anno, che interrompe il trend di progressivo aumento delle retribuzioni osservato negli anni precedenti.

Differenze di retribuzione tra pubblico e privato

A cinque anni dal titolo la retribuzione mensile media netta per i laureati di primo livello è pari a 1.721 euro per il settore privato e 1.758 euro per il settore pubblico (+2,1% a favore del settore pubblico).

Se si focalizza l’analisi solo su chi ha iniziato l’attuale attività lavorativa dopo la laurea ed è occupato a tempo pieno, il differenziale settoriale si annulla per i laureati di primo livello: la retribuzione mensile netta sfiora i 1.800 euro in entrambi i settori.

Tra i laureati di secondo livello, invece, si evidenzia uno svantaggio retributivo del settore pubblico rispetto a quello privato (-10,0%): le retribuzioni mensili nette sono pari a 1.658 euro rispetto a 1.842 euro del settore privato.

Limitando l’analisi a coloro che hanno iniziato l’attuale attività lavorativa dopo il conseguimento del titolo e lavorano a tempo pieno, le differenze retributive tra pubblico e privato aumentano ulteriormente attestandosi a -11,1% (1.674 euro per il settore pubblico e 1.884 euro per quello privato).

Differenze retributive per ramo di attività economica

Le retribuzioni sono fortemente differenziate rispetto al ramo di attività economica in cui il laureato si inserisce. Ne consegue una diversa capacità attrattiva delle aziende in base all’ambito economico in cui operano.

A cinque anni dal conseguimento del titolo di primo livello le retribuzioni più elevate (superiori a 1.800 euro) si rilevano nei rami:

  • Credito e assicurazioni
  • Informatica
  • Sanità
  • Industria chimica/petrolchimica

A fondo scala si trovano i rami (non raggiungono i 1.300 euro mensili):

  • Istruzione e ricerca
  • Servizi sociali e personali.

A cinque anni dal conseguimento del titolo di secondo livello le retribuzioni più elevate (raggiungono i 2.000 euro) si rilevano nei rami:

  • Informatica
  • Metalmeccanica; 

A fondo scala si trovano i rami:

  • Servizi sociali e personali (1.367 euro);
  • servizi ricreativi e culturali (1.507 euro)
  • Istruzione e ricerca (1.518 euro).

Buona soddisfazione per l’attività lavorativa svolta

La soddisfazione generale per il lavoro svolto a cinque anni è ben al di sopra della sufficienza: su una scala 1-10, la media del 7,5 tra i laureati di primo livello e dell’8,0 tra quelli di secondo livello.

Tra settore pubblico e privato si osservano differenze apprezzabili: in particolare, gli occupati nel pubblico esprimono maggiore soddisfazione complessiva e per l’utilità sociale del proprio lavoro, la coerenza con gli studi compiuti e l’utilizzo delle competenze acquisite. 

È interessante inoltre rilevare che, per quanto riguarda la soddisfazione circa la stabilità del posto di lavoro, coloro che sono occupati con un contratto a tempo indeterminato nel settore pubblico manifestano generalmente livelli di soddisfazione leggermente superiori (7,6 rispetto a 7,4 tra i laureati di primo livello, 8,2 rispetto a 7,9 tra quelli di secondo livello) di chi è assunto, col medesimo contratto, nel privato. 

Viceversa, chi svolge la propria attività lavorativa con una tipologia di lavoro meno stabile e sicura (come, ad esempio, contratti di lavoro alle dipendenze a tempo determinato) rileva una maggiore soddisfazione nel settore privato; è verosimile che in questo caso vi sia la prospettiva di vedere la propria posizione stabilizzarsi in tempi ridotti.

 

Sintesi del Rapporto AlmaLaurea 2024 (.pdf)

Consulta i dati: