È stato presentato il 18 giugno 2021, nell’Aula Magna ex-Monastero di Sant’Agostino Università degli Studi di Bergamo, il XXIII Rapporto AlmaLaurea, sul Profilo e sulla Condizione Occupazionale dei laureati. La presentazione, che ha registrato circa 600 partecipanti, si è svolta nell’ambito dell’iniziativa dal titolo PROFILO E CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI LAUREATI: PERCORSI DI TRANSIZIONE promossa insieme all'Università degli Studi di Bergamo e con il sostegno del Ministero dell'Università e della Ricerca.
Il Rapporto 2021 sul Profilo dei laureati di 76 Atenei si basa su una rilevazione che coinvolge 291mila laureati del 2020 e restituisce un’approfondita fotografia delle loro principali caratteristiche.
Il Rapporto 2021 sulla Condizione occupazionale dei Laureati di 76 Atenei si basa su un'indagine che riguarda 655mila laureati e analizza i risultati raggiunti nei mercati del lavoro dai laureati nel 2019, 2017 e 2015, intervistati rispettivamente a 1, 3 e 5 anni dal conseguimento del titolo.
IN SINTESI. La fase di emergenza pandemica non sembra aver influenzato le risposte dei laureati relativamente ai vari aspetti dell’esperienza universitaria. Ciò alla luce del fatto che questa fase ha riguardato solo una parte marginale del percorso di studio concluso durante il 2020.
Dopo il calo perdurato fino all’anno accademico 2013/14, dall’anno accademico 2014/15 si è osservata una ripresa delle immatricolazioni, confermata anche negli anni successivi, arrivando nel 2020/21 a +21,3% rispetto al 2013/14 (fonte MUR). L’ultimo anno, il primo dell’era Covid-19, ha visto un evidente incremento delle immatricolazioni (+14 mila matricole rispetto al 2019/20), in linea con quello registrato l’anno precedente.
Nell’ultimo anno, gli incrementi si sono così distribuiti: Nord +2,5%, Centro +7,7% e Sud e Isole +5,0%).
L’andamento delle immatricolazioni per area disciplinare mostra risultati interessanti: rispetto all’a.a. 2003/04 l’area STEM mostra un aumento del 15%.
RAPPORTO SUL PROFILO DEL LAUREATI. Continua a ridursi l’età alla laurea, pari a 25,8 anni; migliora la regolarità negli studi con il 58,4% dei laureati che conclude il corso di laurea nei tempi previsti dagli ordinamenti (al 39,0% nel 2010) anche grazie effetto della proroga - nella chiusura dell’anno accademico - concessa agli studenti per l’emergenza Covid-19; crescono le prospettive future di studio e lavoro. Fra i laureati nel 2020 la prosecuzione della formazione dopo la laurea è nelle intenzioni del 66,7% dei laureati. Tale quota risulta peraltro tendenzialmente in crescita nel tempo (era il 64,0% nel 2010) e ciò risulta verificato in particolare negli anni più recenti.
Rapporto 2021 sul Profilo dei Laureati
RAPPORTO SULLA CONDIZIONE OCCUPAZIONE DEL LAUREATI. La fotografia emersa dall’indagine di AlmaLaurea, è stata condizionata dal momento pandemico, con particolare riferimento allo smart working e all’home working. La XXIII Indagine AlmaLaurea evidenzia, nel corso del 2020, alcune criticità nelle opportunità di occupazione, in particolare per i neo-laureati, mentre tra i laureati a cinque anni dal titolo gli effetti della pandemia paiono del tutto marginali. In particolare, tra i laureati intervistati a un anno dal titolo si rileva una contrazione del tasso di occupazione (al 69,2% tra i laureati di primo livello e al 68,1% tra i laureati di secondo livello del 2019; tra i laureati magistrali biennali il tasso di occupazione sale al 72,1%, mentre per i magistrali a ciclo unico si attesta al 60,7%) e un corrispondente aumento del tasso di disoccupazione rispetto alla precedente rilevazione. Rispetto all’indagine del 2019, il tasso di disoccupazione figura in aumento di 2,9 punti percentuali per i laureati di primo livello e di 3,3 punti per quelli di secondo livello, frenando dunque il trend di miglioramento rilevato negli anni più recenti.
Le retribuzioni a un anno resistono alla pandemia. La crisi pandemica pare non aver particolarmente intaccato le caratteristiche del lavoro svolto dai laureati. Va sottolineato che questo è l’effetto di una tendenza differenziata tra coloro che sono entrati nel mercato del lavoro prima e dopo lo scoppio della pandemia da Covid-19, nonché del forte peso, tra gli occupati, dei laureati del gruppo medico-sanitario e farmaceutico.
Nel 2020, la retribuzione mensile netta a un anno dal titolo è, in media, pari a 1.270 euro per i laureati di primo livello e 1.364 euro per i laureati di secondo livello. Nel complesso, per quanto attiene la retribuzione, si rileva un aumento rispetto alla precedente rilevazione: +5,4% per i laureati di primo livello e +6,4% per quelli di secondo livello. Tale incremento si inserisce in un quadro tendenzialmente positivo rilevato negli ultimi anni.
Rapporto 2021 sulla Condizione occupazionale dei Laureati
IN CONCLUSIONE. Laureati o diplomati: laurearsi conviene. Generalmente i laureati sono in grado di reagire meglio ai mutamenti del mercato del lavoro. I laureati godono di vantaggi occupazionali importanti rispetto ai diplomati di scuola secondaria di secondo grado durante l’arco della vita lavorativa: secondo la più recente documentazione Istat, nel 2020 il tasso di occupazione della fascia d’età 20-64 è pari al 78,0% tra i laureati, rispetto al 65,1% di chi è in possesso di un diploma.
- La Didattica a Distanza durante l’emergenza pandemica: alcune riflessioni a partire dai dati del 2021 (Profilo dei Laureati - dati parziali a maggio 2021)
- Richieste di CV e pubblicazione di annunci: le imprese del Sistema AlmaLaurea
- Digital Humanities (Profilo e Condizione occupazionale dei Laureati)
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È stato presentato il 18 giugno 2021, nell’Aula Magna ex-Monastero di Sant’Agostino Università degli Studi di Bergamo, il XXIII Rapporto AlmaLaurea, sul Profilo e sulla Condizione Occupazionale dei laureati. La presentazione, che ha registrato circa 600 partecipanti, si è svolta nell’ambito dell’iniziativa dal titolo PROFILO E CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI LAUREATI: PERCORSI DI TRANSIZIONE promossa insieme all'Università degli Studi di Bergamo e con il sostegno del Ministero dell'Università e della Ricerca.
A dare il benvenuto agli oltre 600 partecipanti connessi da remoto, Remo Morzenti Pellegrini, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bergamo che ospita l’iniziativa, e la Ministra dell’Università e Ricerca, Maria Cristina Messa (in collegamento). La presentazione del Rapporto è stata condotta dal Direttore di AlmaLaurea, professoressa Marina Timoteo. Le conclusioni sono state affidate al Presidente CRUI Ferruccio Resta, alla Direttrice generale MUR Marcella Gargano e al Presidente di AlmaLaurea, Ivano Dionigi.
“Avevamo progettato, nel dicembre 2019, di ospitare questo importante evento di Almalaurea per il Rapporto 2020, ma la drammatica esperienza vissuta dal nostro territorio e dall'intero nostro Paese l'anno scorso, ha reso impossibile la realizzazione di questo progetto - ha commentato Remo Morzenti Pellegrini, Rettore dell’Università degli Studi di Bergamo - Essere qui oggi, seppure in questa forma blended, rappresenta un segno forte, inequivocabile e voluto di ripresa e di continuazione di percorsi formativi e di ricerca che AlmaLaurea analizza e studia ogni anno. Necessariamente si tratterà di coniugare questa riflessione con una realtà che è profondamente mutata ed incerta e, proprio per questo motivo, bisognosa di poggiare su paradigmi condivisi e capaci di affrontare la complessità del presente".
Maria Cristina Messa, Ministra dell’Università e della Ricerca, ha sottolineato il ruolo centrale che l'università deve giocare in questa partita: “La crisi ha accelerato molti cambiamenti, soprattutto nel mondo del lavoro. Le università devono mantenere il loro compito di trasmettere scienza, conoscenza e competenza, ma devono anche tenere conto di questi cambiamenti, essere consapevoli delle nuove professioni che emergono e dell’importanza della transizione digitale ed ecologica, al centro anche del PNRR. Le indagini e gli studi del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, grazie all’adesione di sempre più atenei, sono una guida estremamente utile per suggerire, anche in momenti storici complessi come quello che stiamo attraversando, l’orizzonte verso il quale indirizzare la nostra rotta".
Interculturalità, trasversalità, conoscenza di linguaggi differenti, combinazioni di saperi e competenze, superamento di divari e separazioni: questi i temi chiave della giornata che è stata occasione di dibattiti e confronti.“La conoscenza non è un processo lineare – ha affermato Marina Timoteo Direttrice di AlmaLaurea - ma avviene attraverso lo sviluppo di relazioni. Il valore aggiunto per le prossime generazioni sarà la capacità di mettere in connessione mondi diversi”.
Rapporto 2021 sul Profilo dei Laureati
Rapporto 2021 sulla Condizione occupazionale dei Laureati
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- La Didattica a Distanza durante l’emergenza pandemica: alcune riflessioni a partire dai dati del 2021 (Profilo dei Laureati - dati parziali a maggio 2021)
- Richieste di CV e pubblicazione di annunci: le imprese del Sistema AlmaLaurea
- Digital Humanities (Profilo e Condizione occupazionale dei Laureati)
RAPPORTO 2021 SUL PROFILO DEI LAUREATI: I RISULTATI IN PRIMO PIANO
Il Rapporto 2021 sul Profilo dei Laureati di 76 Atenei si basa su una rilevazione che ha coinvolto 291mila laureati del 2020 e restituisce un’approfondita fotografia delle loro principali caratteristiche.
TRA LE NOVITÀ OFFERTE DAL RAPPORTO 2021, IL FOCUS SULLA DIDATTICA A DISTANZA, con una interessante anticipazione sui dati dei laureati 2021. L’approfondimento si basa su oltre 110mila questionari compilati dai laureandi tra dicembre 2020 e maggio 2021. Seppure la didattica a distanza sia stata complessivamente apprezzata dai laureandi, ben il 78,4% preferisce la didattica in presenza, soprattutto per i rapporti con docenti e compagni di studio.
"La didattica a distanza è un male necessario perchè l'Università è incontro - ha sottolineato Ivano Dionigi, Presidente di AlmaLaurea - Tornare in presenza è fondamentale e la politica deve esserne consapevole e renderlo possibile creando mezzi, strutture e reclutando i professori migliori. Il rischio è quello di un aumento della dispersione".
LAUREATI SEMPRE PIÙ GIOVANI. Cala ancora l’età alla laurea, per il complesso dei laureati nel 2020, pari a 25,8 anni. Età ridotta in misura apprezzabile rispetto all’ordinamento universitario precedente alla Riforma D.M. n. 509/1999, che ha continuato a decrescere fino al 2018 per poi rimanere pressoché costante (era 26,9 anni nel 2010). Anche la regolarità negli studi, che misura la capacità di concludere il corso di laurea nei tempi previsti dagli ordinamenti, ha registrato recentemente un miglioramento costante e marcato, seppure nell’ultimo anno per effetto della proroga della chiusura dell’anno accademico concessa agli studenti per l’emergenza Covid-19. Nel 2020 la percentuale raggiunge il 58,4% (era il 39,0% nel 2010).
DONNE OLTRE LA METÀ DEI LAUREATI. Le donne, che da tempo costituiscono oltre la metà dei laureati in Italia, rappresentano tra quelli del 2020 il 58,7% del totale. Tale quota risulta tendenzialmente stabile negli ultimi dieci anni. Si rileva una forte differenziazione nella composizione per genere dei vari ambiti disciplinari. Le donne, che sono più regolari negli studi e più coinvolte degli uomini in esperienze che hanno effetti positivi sul piano occupazionale (in particolare fanno più tirocini), sono però più penalizzate nell’inserimento lavorativo. A un anno dalla laurea a parità di altre condizioni, la probabilità di trovare una occupazione per gli uomini è del 17,8% superiore a quella delle donne. Superiore è anche la retribuzione: di 89 euro, sempre a parità di condizioni e sempre a favore degli uomini.
CONTESTO SOCIO-CULTURALE DETERMINANTE. Nel Rapporto emerge che, tra i laureati, sono sovrarappresentati quanti provengono da ambienti familiari favoriti sul piano socio-culturale. Il 30,7% ha almeno un genitore con un titolo di studio universitario (nel 2010 era il 26,5%). Il contesto familiare di origine condiziona le scelte formative e professionali dei giovani. In particolare, tra chi ha almeno un genitore laureato, il 20,1% dei laureati completa gli studi nello stesso gruppo disciplinare di uno dei genitori (è il 35,5% tra i percorsi a ciclo unico, quelli che portano più spesso alla libera professione).
"Il nostro - ha sottolineato Marina Timoteo, Direttore di AlmaLaurea - è un Paese a sviluppo economico tardivo, e il ritardo del suo sistema formativo, documentato a partire dall’800, è un fenomeno con radici assai profonde, che si proietta sull’oggi con tutto il peso di una storia lunga fatta di questioni irrisolte, delle quali c’è conoscenza ma forse poca coscienza".
E su questo tema, Ivano Dionigi ha aggiunto: "E' questo il vero distanziamento sociale. L'acensore sociale è bloccato, e non da ora. Nonostante i recenti e positivi interventi governativi, sostanzialmente irrisolte rimangono, dunque, le due questioni decisive dell’orientamento e del diritto allo studio".
STUDIO ALL’ESTERO E TIROCINI CURRICULARI. Le esperienze di studio all’estero riconosciute dal corso di laurea coinvolgono complessivamente l’11,3% dei laureati nel 2020. La quota di laureati che matura un’esperienza di studio all’estero riconosciuta dal corso di laurea è leggermente cresciuta negli ultimi dieci anni (era l’8,7% nel 2010), ma è ancora oggi troppo poco diffusa. Nel 2020 il 57,6% dei laureati ha svolto esperienze di tirocinio curriculare riconosciute dal corso. Nel 2010 erano il 56,8% ma, dopo alcuni anni di sostanziale stabilità, dal 2015 si è evidenziata una costante crescita fino al 2019 (portando tale quota al 59,9%), cui è seguita la contrazione del 2020. Si tratta di esperienze che aumentano la probabilità di trovare lavoro a un anno dal titolo: +14,4% per chi ha svolto un periodo di studio all’estero, +12,2% per chi ha svolto un tirocinio.
VALUTAZIONE SULL’ESPERIENZA UNIVERSITARIA. L’emergenza pandemica ha coinvolto solo una parte limitata dell’esperienza universitaria complessiva e, quindi, il giudizio generale non è stato sostanzialmente condizionato da questa. I neolaureati indicano una generale soddisfazione, peraltro in tendenziale aumento negli ultimi anni: l’88,6% si dichiara soddisfatto dei rapporti con il personale docente, il 90,8% è complessivamente soddisfatto del corso di laurea.
RAPPORTO 2021 SULLA CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI LAUREATI: I RISULTATI IN PRIMO PIANO
Il Rapporto 2021 sulla Condizione occupazionale dei Laureati di 76 Atenei si basa su un'indagine che ha riguardato 655mila laureati e analizza i risultati raggiunti nel mercato del lavoro dai laureati nel 2019, 2017 e 2015, intervistati rispettivamente a 1, 3 e 5 anni dal conseguimento del titolo. In questa XXIII edizione, restituisce un quadro composito che evidenzia nel corso del 2020 alcune criticità nelle opportunità di occupazione, in particolare per i neo-laureati, mentre tra i laureati a cinque anni dal titolo gli effetti della pandemia, relativamente agli indicatori analizzati, paiono del tutto marginali. In particolare, tra i laureati intervistati a un anno dal titolo si rileva una contrazione del tasso di occupazione rispetto alla precedente rilevazione. La pandemia pare aver colpito soprattutto le opportunità di trovare lavoro, meno la qualità del tipo di occupazione trovata, anche se ciò rappresenta una media di situazioni profondamente eterogenee vissute da chi si è inserito nel mercato del lavoro prima e dopo l’emergere della pandemia. Il Rapporto, inoltre, fotografa l’aumento dello smart working e dell’home working.
Nel 2020 il tasso di occupazione è pari, a un anno dal conseguimento del titolo, al 69,2% tra i laureati di primo livello e al 68,1% tra i laureati di secondo livello del 2019. A cinque anni dal conseguimento del titolo il tasso di occupazione è pari all’88,1% per i laureati di primo livello e all’87,7% per i laureati di secondo livello.
ESITI OCCUPAZIONALI: EFFETTI DELLA PANDEMIA PIÙ VISIBILI NEI NEOLAUREATI A UN ANNO DALLA LAUREA E SULL’OPPORTUNITÀ DI TROVARE LAVORO. Rispetto alla precedente rilevazione, il tasso di occupazione a un anno è diminuito di 4,9 punti percentuali per i laureati di primo livello e di 3,6 punti per quelli di secondo livello.
"Riguardo all’occupazione, la pandemia, com’era ben prevedibile, ha segnato una cesura, interrompendo il trend positivo dell’occupazione che da alcuni anni si andava consolidando - ha dichiarato Ivano Dionigi - Dal Rapporto, tuttavia, emerge altrettanto nettamente che le caratteristiche del lavoro svolto dai laureati sono state quelle meno intaccate dalla crisi pandemica. Il messaggio è chiaro: occorre diffondere e rafforzare la cultura della laurea, che più che mai negli anni futuri sarà determinante per maggiori chances di occupazione e migliori retribuzioni".
EFFETTI MARGINALI SUI LAUREATI A 5 ANNI DAL CONSEGUIMENTO DEL TITOLO, CHE SEMBRANO AVER RETTO LA PANDEMIA. Il confronto con la rilevazione dello scorso anno mostra che il tasso di occupazione risulta in calo di 0,6 punti percentuali tra i laureati di primo livello e, al contrario, in aumento di 0,9 punti tra i laureati di secondo livello.
EFFETTO COMBINATO. Il quadro restituito dall’indagine del 2020 risulta molto articolato. Per tener conto delle diverse condizioni del mercato del lavoro e delle opportunità offerte ai laureati, è stato svolto uno specifico approfondimento sui laureati a un anno, che ha tenuto conto del periodo di laurea e del periodo di rilevazione. Occorre sottolineare la distinzione tra quanti sono riusciti a trovare lavoro prima dello scoppio della pandemia, potendo contare su un mercato del lavoro tendenzialmente in crescita, e quanti si sono inseriti nel mercato del lavoro in piena pandemia, riscontrando un peggioramento anche rispetto alle caratteristiche del lavoro.
CONFERMATE LE DIFFERENZE DI GENERE E TERRITORIALI. Si confermano significative le tradizionali differenze di genere e territoriali mostrando, a parità di condizioni, la migliore collocazione degli uomini (17,8% di probabilità in più di essere occupati a un anno dalla laurea rispetto alle donne) e di quanti risiedono al Nord (+30,8% di probabilità di essere occupati a un anno dal titolo rispetto a quanti risiedono al Sud). È pur vero che, rispetto alla rilevazione dello scorso anno, anche se le differenze sono tutto sommato contenute, in termini di tasso di occupazione le donne, rispetto agli uomini, sembrano aver subìto maggiormente gli effetti della pandemia, soprattutto nel secondo periodo dell’anno, quello caratterizzato dalla graduale riapertura delle attività economiche. Inoltre, risultano maggiormente penalizzati i laureati residenti al Centro-Nord, rispetto a quelli del Sud.
"La pandemia ha messo in luce situazioni che risultano ancora discriminanti per alcune fasce della popolazione giovanile, nella fattispecie per le donne nei contesti tecnico scientifici - ha ribadito Ferruccio Resta - Così come disuguaglianze di carattere geografico e di estrazione sociale. Aspetti che, se non vengono affrontati tempestivamente rischiano, in un contesto di transizione come quello che stiamo vivendo, di creare ritardi difficilmente sanabili per le future generazioni".
E Marcella Gargano, Direttrice generale per la formazione universitaria, l’inclusione e il diritto allo studio (MUR) aggiunge: “Quello del diritto allo studio è un tema molto toccato nel Rapporto 2021 AlmaLaurea e può essere la soluzione a tanti aspetti di disuguaglianza che emergono a livello territoriale e di provenienza familiare e che condizionano il percorso di formazione. Il diritto allo studio va rafforzato a partire dall’orientamento, già nelle scuole secondarie superiori”.
ESPLOSO SMART WORKING E ALTRE FORME DI LAVORO DA REMOTO. Lo smart working, più diffusamente nella forma di home working, coinvolge nel 2020 il 19,8% dei laureati di primo livello e il 37,0% dei laureati di secondo livello occupati a un anno dal titolo. Tali valori appaiono decisamente più elevati di quelli osservati nella rilevazione del 2019, quando erano pari al 3,1% per i laureati di primo livello e al 4,3% per quelli di secondo a un anno dal titolo.
RETRIBUZIONE. Nel 2020 la retribuzione mensile netta a un anno dal titolo è, in media, pari a 1.270 euro per i laureati di primo livello e a 1.364 euro per i laureati di secondo livello. Si rileva un aumento rispetto alla precedente rilevazione: +5,4% per i laureati di primo livello e +6,4% per quelli di secondo livello.
A cinque anni dal conseguimento del titolo la retribuzione mensile netta è pari a 1.469 euro per i laureati di primo livello e a 1.556 euro per quelli di secondo livello. Anche a cinque anni dalla laurea si osserva un aumento delle retribuzioni rispetto alla rilevazione dello scorso anno: +4,3% per i laureati di primo livello e +4,0% per quelli di secondo livello. Tali incrementi si inseriscono in un contesto caratterizzato da alcuni anni di tendenziale aumento delle retribuzioni.
DINAMICITÀ DELLE RICHIESTE DI CV DELLA BANCA DATI DEL SISTEMA ALMALAUREA DA PARTE DELLE IMPRESE. Il XXIII Rapporto sulla Condizione occupazionale ha descritto l’evolversi della condizione occupazionale dei laureati nel corso del 2020; per un’istantanea in tempo reale, in particolare in questi primi mesi del 2021, AlmaLaurea ha analizzato le informazioni desumibili dalla banca dati dei curricula del sistema AlmaLaurea. Il primo dato a emergere è che le richieste di CV, dopo il consistente decremento rilevato nei mesi primaverili del 2020, continuano progressivamente ad aumentare, fino a raggiungere le cifre record di quasi 117mila CV nel mese di marzo e di 115mila nel mese di maggio 2021. Si tratta peraltro di valori superiori a quelli del 2019. La pandemia ha causato una contrazione delle dinamiche di richiesta di laureati da parte delle imprese a partire dal mese di febbraio 2020, per poi acuirsi a marzo e ad aprile, mesi in cui si raggiunge il numero minimo di richieste di CV. Da maggio 2020, si inizia a registrare una ripresa delle richieste di CV che si conferma per tutto il 2020 e i primi mesi del 2021.