Lavoro e trasformazione digitale: nuovi scenari e nuove sfide

Quali sono le prospettive del lavoro e della trasformazione digitale? Se n’è discusso nel webinar della tappa romana di AL Lavoro - Digital Edition di AlmaLaurea.

Dal 12 al 16 Ottobre si è tenuto AL Lavoro Roma – Digital Edition, all’interno del career-day organizzato da AlmaLaurea con tappe lungo tutta la Penisola. L’edizione capitolina, oltre a 800 colloqui, 30 imprese coinvolte e 3200 partecipanti, ha raccolto anche importanti spunti di riflessione sul tema del lavoro e della sua trasformazione digitale.

Nella giornata d’inaugurazione si è svolto il primo webinar con protagonisti Alfonso Balsamo, Area Lavoro, Welfare e Capitale Umano di Confindustria, Andrea Carteny, Storico Internazionale e rappresentante dell’associazione “Ex Alumni Sapienza”, Elena Militello, Ricercatrice e Direttrice dell’Associazione South Working, Paolo Stern, Presidente del Consiglio di Amministrazione NexumStp SpA, Fabio Ficca, Responsabile Recruiting del Gruppo Enel. L’incontro, dal titolo “Lavoro e trasformazione digitale. Nuovi scenari e nuove sfide”, è stato moderato da Silvio Marchettini e Rossella Parisi, rispettivamente Responsabile della Sede di Roma e Selection Specialist di AlmaLaurea srl.

Il webinar ha ospitato un confronto sul contesto lavorativo attuale modificato dall’emergenza pandemica, con un focus dedicato alla rapida diffusione dello smart working e alle sfide digitali e formative necessarie per affrontare efficacemente il futuro.

Vediamo insieme i punti salienti emersi durante il dibattito.
 

Trasformazione digitale e Smart Working: come cambia il lavoro?
 

Nel corso del 2020 il mondo delle imprese è stato costretto a riorganizzarsi, facendo della trasformazione digitale la propria parola d’ordine. I luoghi di lavoro sono mutati e quasi tutte le attività si sono allontanate dal normale svolgimento in presenza, rendendo attuabile la possibilità di lavorare da remoto, strada che per molti era del tutto inesplorata. Si è trattato di mutamenti improvvisi, resi necessari da norme emergenziali che nessuno avrebbe mai previsto. In molti contesti tutto è avvenuto in poche settimane e oggi, dopo circa otto mesi, è possibile fare qualche prima considerazione, anche per comprendere quale è stata la reazione delle imprese e come si è sopperito all’impossibilità del lavoro in presenza. 
 

Paolo Stern: “Lo Smart Working non nasce oggi”
 

Il mercato del lavoro è un campo in continua evoluzione, soprattutto in questo momento complicato. In ambito business in Italia, la pandemia ha introdotto come grande novità l’attuazione dello “smart working”. Riuscire a gestire le attività da remoto, infatti, è stato e sarà lo snodo cruciale per garantire la sopravvivenza di molte imprese. In realtà si tratta di una grande accelerazione, più che di una vera e propria novità, come ha spiegato Paolo Stern nel suo intervento sulle origini dello smart working e sul processo che ha portato alla sua forma attuale

 

 

Stanze virtuali e diritto alla disconnessione: un nuovo modello di lavoro secondo Paolo Stern
 

“Tra lo smart working nato dalla normativa del 2017 e quello attuale ci sono molte differenze”, ha sottolineato Paolo Stern, Presidente del Consiglio di Amministrazione NexumStp SpA, società che si occupa di consulenza per piccole e medie imprese. “Innanzitutto, sono diversi gli obiettivi: se prima il lavoro a distanza era pensato per aumentare la produttività aziendale e facilitarne l’armonizzazione con i tempi familiari, ora il fenomeno si presenta come una scelta obbligata, dovuta all’emergenza sanitaria. L’obiettivo principale, infatti, consiste nel limitare gli spostamenti delle persone, per contenere la diffusione del contagio da Coronavirus”.
Alcune caratteristiche restano invariate: attivarsi a distanza, infatti, comporta ora, ma lo faceva anche in precedenza, una dilatazione del tempo e del luogo di lavoro. Pur all'interno di un quadro prestabilito, è il lavoratore stesso a scegliere quando e dove poter lavorare, a volte con il rischio di sforare dalle canoniche otto ore giornaliere.
Mettendo in evidenza, invece, le differenze e i cambiamenti in atto, Stern ha sottolineato come le imprese stiano cercando di creare una fitta rete di nuove stanze virtuali dove facilitare le relazioni a distanza da parte dei colleghi, provando a snellire l’intero processo lavorativo. Diventa inoltre sempre più evidente la necessità di garantire al dipendente il diritto alla disconnessione, portando l’azienda ad individuare nuove tecniche di controllo, abbandonando il timbro del cartellino “fisico”, ma garantendo sempre la privacy dei lavoratori. “Un cambiamento radicale all’interno del nostro impianto culturale” - ha sottolineato Paolo Stern - “che modifica anche la sfera remunerativa, ora non più incentrata solo sulle effettive ore lavorative, ma anche e soprattutto sulla realizzazione di progetti e obiettivi”.

 

Assunzioni da Remoto: Fabio Ficca racconta l’esperienza di Enel
 

Lo smart working e la trasformazione digitale delle attività, quindi, stanno modificando la routine produttiva, similmente a quanto sta accadendo nel mondo del recruiting. Infatti, l’informatizzazione del processo selettivo ha portato sia all’organizzazione di webinar e career day virtuali, sia, come viene raccontato da Fabio Ficca, alla realizzazione di veri e propri colloqui online, favorendo l’inserimento di nuove risorse anche direttamente da remoto. Il Responsabile Recruiting del Gruppo Enel ha spiegato come - soprattutto in un settore come quello delle utility, meno colpito dagli effetti della pandemia -  sia nata questa necessità, non solo per profili giovani, ma anche per figure senior con maggiore esperienza. Nel suo intervento, quindi, ha analizzato la modalità dell’inserimento da remoto, una procedura in cui le competenze digitali riescono a sopperire alla mancanza di contatto umano con colleghi e dipendenti:

 

 

Elena Militello: “il South Working per ridurre il divario economico”
 

Il termine smart working legato al contesto attuale, sta assumendo sempre più un’accezione negativa, affermandosi solo come alternativa al lavoro in presenza, a causa della pandemia. Esiste, però, chi si serve del lavoro agile per contrastare altre problematiche di natura territoriale e produttiva. Si tratta di South Working, un progetto che vede nel lavoro agile uno strumento utile a ridurre il divario economico e sociale del Paese. Lo slogan “perché lavorare da dove desideri fa bene a te e ai territori”, aiuta a comprendere il fenomeno: i protagonisti sono giovani professionisti per lo più provenienti dalle regioni del Sud Italia, accomunati dal fatto di aver dovuto lasciare (a malincuore) i propri luoghi d’origine a causa di esigenze lavorative.

A parlarne in occasione del webinar AlmaLaurea è stata Elena Militello, Presidente dell’Associazione South Working, che nel suo intervento si è soffermata sul concetto di migrazioni intellettuali. Queste non solo si sviluppano all’interno del contesto nazionale (da sud a nord, appunto), ma si estendono anche all’estero, coinvolgendo, a differenza degli anni passati, molti più laureati o diplomati. Chi abbandona il proprio Paese d’origine, lo fa per inseguire le proprie ambizioni professionali, nonostante l’Italia goda di una maggiore qualità di vita percepita. Secondo Elena Militello “il lavoro agile, in questo senso, rappresenta una valida alternativa per coniugare questi due aspetti. Seguendo alcuni principi come la ricerca di equilibrio fra la vita privata e lavoro o concentrandosi sull’individuazione e sulla realizzazione più efficiente di obiettivi specifici, il south working non mira solo a contrastare il fenomeno delle migrazioni intellettuali, ma inserisce tra i suoi obiettivi anche quello di migliorare una produttività che è ormai stagnante nel nostro Paese”. Dal 1995 al 2016, infatti, questa è cresciuta solo dello 0,3%, mentre in alcuni ambiti (come quello amministrativo) è addirittura diminuita e, a causa della nuova emergenza sanitaria, è destinata a raggiungere livelli ancora più bassi nei prossimi anni.

Ecco perché il lavoro agile, come evidenzia Elena Militello nel suo intervento, ha oggi l'occasione di ritrovare la sua natura originaria, secondo la regolamentazione del 2017, ponendosi al centro di un nuovo movimento che intende diminuire il tasso di disoccupazione (anche e soprattutto in quei territori maggiormente coinvolti dalle migrazioni), garantendo una crescita economica costante per tutti:

 

 

Alfonso Balsamo e Andrea Carteny descrivono le sfide da cogliere
 

“Il cammino lo si fa camminando, e lo stiamo facendo insieme”. Con queste parole ispirate alle poesie di Antonio Machado, Alfonso Balsamo di Confindustria ha introdotto la situazione di incertezza attuale che ha colpito le imprese e il sistema formativo, nel tentativo di individuare insegnamenti preziosi per superare le difficoltà emerse con la pandemia. Il mondo del lavoro e l’istruzione hanno concentrato le proprie forze nel tentativo di fornire servizi più innovativi, cercando una nuova strategia condivisa per garantire la sopravvivenza del sistema produttivo ed una nuova transizione fra scuola e aziende. Quali sono state le conseguenze? Quale esperienza possiamo raccogliere?

 

Lavorare da casa: il contesto attuale
 

“Il 95,2% degli occupati non aveva mai effettuato smart working prima dell’arrivo della pandemia - ha spiegato Alfonso Balsamo con numeri e dati alla mano - se alcune imprese si sono fatte trovare pronte, altre, invece, non avevano mai pensato alla digitalizzazione dei propri servizi”. Nonostante ciò, secondo l’esponente di Confindustria, le aziende italiane sono state in grado di adattarsi con estrema efficacia alle necessità emergenti: l’obiettivo principale è stato mantenere la propria base produttiva aperta, vedendo in molti ambiti (chimico-farmaceutico, logistico, alimentare, ma anche manifatturiero) un incremento negli ordini e nelle richieste, tanto che esistono realtà che continuano ad assumere, ricercando tra i 10 e i 20 profili specifici, a volte anche di difficile reperibilità.

Il segreto consiste nel continuare a puntare su innovazioni e connessioni, non solo fisiche, ma anche digitali. Resilienza è la parola chiave: “la capacità di resistere anche in questo periodo di difficoltà è una caratteristica che, se associata alla creatività tipicamente Made in Italy, costituisce la solida base su cui poter ripartire”, ha evidenziato Balsamo portando l’esempio di alcune importanti realtà. 

 

 

Andrea Carteny: “Competenze e aspettative devono viaggiare sullo stesso binario”
 

Se le aziende hanno risposto efficacemente alle necessità emerse dalla pandemia, i servizi formativi e il contesto scolastico più in generale hanno mostrato lacune già note, rivelando nuove criticità. Secondo l’OCSE, 3 insegnanti su 4, infatti, presentano un deficit nelle competenze informatiche. Negli ultimi anni in Italia sono calati vistosamente gli investimenti per la formazione digitale scolastica, creando un forte divario con il resto dei paesi europei dove tali investimenti, invece, sono progressivamente aumentati. “Il contesto attuale ha dimostrato come affidarsi all’improvvisazione non costituisca mai una soluzione valida. Occorre, allora, sviluppare una nuova transizione tra scuola e lavoro e affinare in maniera più sistemica le relazioni con l’istruzione”, ha affermato Alfonso Balsamo. Da un lato, quindi, prendono corpo progetti concreti come, ad esempio, gli “Steam Space”, aule mobili video mappate che permettono connessioni in tutto il mondo, con un occhio di riguardo alle imprese. Dall’altro si sottolinea come l’innovazione non possa toccare solo la sfera digitale.

Secondo Andrea Carteny, infatti, competenze e aspettative in ambito lavorativo devono viaggiare sullo stesso binario, anche con il supporto di insegnanti, ex-studenti, genitori e parenti. Si tratta di costruire un interconnessione locale a cui affiancarne una globale data dallo studio di specifiche nicchie di conoscenza, compreso soprattutto il vettore linguistico. Come sottolinea Carteny: “conoscere l’inglese è fondamentale, ma saper parlare un po’ di turco in alcuni Paesi del Medio Oriente, ad esempio, garantisce una maggiore possibilità di successo”. Nel suo intervento lo storico ha, quindi, sottolineato come le attività ora trasferite in digitale debbano servire per organizzare un futuro globale, dove anche un microfono automatizzato per la traduzione, ad esempio, non possa sostituire l’empatia costruita da un diretto scambio interpersonale.

 

 

Le parole chiave per la ripartenza
 

La conclusione del webinar è stata animata dalle domande di Silvio Marchettini e Rossella Parisi, referenti AlmaLaurea. Il dibattito finale, in particolare, si è concentrato sull’individuazione di principi e motivazioni necessari per costruire un futuro economico e sociale sostenibile. In questo senso, ogni relatore ha indicato una parola chiave che potesse narrare e rappresentare un aspetto della possibile ripartenza.
 

Semina - Alfonso Balsamo
 

La prima ha fatto leva sul concetto di semina, inteso non solo come sostantivo, ma anche e soprattutto come esortazione verso i giovani. Secondo Alfonso Balsamo, è fondamentale continuare a seminare conoscenze, instaurare relazioni e contaminare i nostri terreni di competenza. “Metaforicamente parlando, ci troviamo di fronte a due cavalli imbizzarriti: il primo corrisponde all’emergenza sanitaria, il secondo, invece, rappresenta tutte quelle innovazioni e tutti i nuovi strumenti utili per migliorare la nostra efficienza lavorativa. In questo senso, per mantenere le “redini” è cruciale il ruolo della formazione, con le Università pronte come non mai a collaborare con le aziende, così come è importante studiare e approfittare di tutte le nuove tecnologie che possono snellire il nostro processo produttivo (ad esempio il nascente 5G)”. La situazione attuale, infatti, sempre secondo Alfonso Balsamo, può paradossalmente favorire la creazione di nuove opportunità, in alcuni casi anche impensate.

 

Fiducia e Passione - Andrea Carteny e Fabio Ficca
 

Questo spunto ci collega alla seconda parola chiave, proposta da Andrea Carteny. Per accogliere con positività e ottimismo le sfide future non si può prescindere dal concetto di fiducia. Il sostegno psicologico sia a livello individuale che sociale è fondamentale per rimanere interconnessi, senza ovviamente dimenticare chi rimane indietro. Sulla stessa lunghezza d’onda è anche Fabio Ficca, che promuove il concetto di fiducia incondizionata verso gli altri e verso il prossimo: “come sarebbe possibile, altrimenti, gestire e organizzare le nuove modalità di lavoro dematerializzato?”. Il Responsabile Recruiting del Gruppo Enel, nel suo intervento conclusivo, alla fiducia introdotta da Andrea Carteny, associa anche il tema della passione. Questi due concetti devono essere la base su cui costruire la ripartenza: la passione è stimolo e motore per trovare nuova energia, mentre la fede è fondamentale anche per scoprire ciò che di buono è stato e sarà lasciato dallo stato emergenziale.

 

Comunità - Elena Militello
 

Ulteriore parola chiave individuata nel primo webinar di AL Lavoro Roma  - Digital edition, è comunità. Come ha evidenziato Elena Militello, infatti, in molti, durante questo periodo di difficoltà, si sono ritrovati da soli, scoprendo di essersi concentrati eccessivamente sulla propria carriera: “la realizzazione lavorativa è importante, ma in questo scenario, l’ancora di salvezza ci viene offerta dalla comunità, appunto”. La ricercatrice sostiene come ogni azione singola produca un particolare effetto sull’ecosistema: l’individuo gioca un ruolo sociale importante, ogni suo piccolo gesto deve essere costruttivo per gli altri. Il lockdown, per molti è stata l’occasione per riorganizzare la propria lista delle priorità, riscoprendo il bisogno e il piacere di vivere e stare insieme.

 

Sviluppo Sostenibile - Paolo Stern
 

Il dibattito si conclude, infine, parlando di sviluppo sostenibile. Secondo Paolo Stern: “alla base c’è l’allenamento. Conoscere le regole e saper gestire opportunamente il valore umano che ci circonda sono gli altri elementi cardine per riuscire ad emergere in una fase competitiva”. Il termine competizione, però, secondo il relatore non rappresenta una sfida contro gli altri, ma al contrario una corsa insieme ai nostri competitor per raggiungere il traguardo prefissato, ponendosi obiettivi sempre più ambiziosi.

Il webinar promosso da AlmaLaurea ha rappresentato un’occasione di dialogo sulla possibile ripartenza futura, concentrandosi sui cambiamenti, sulla crescente digitalizzazione e sulla nuova frontiera del lavoro agile, descrivendo, come ci viene raccontato dallo spunto conclusivo di Alfonso Balsamo, uno scenario incerto, “dove si sta navigando a vista, ma con la fiducia e la positività di riuscire a portare la nave a destinazione”.