Il titolo di laurea è ancora una garanzia di occupazione. La conferma arriva dall’ultimo Rapporto AlmaLaurea sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei laureati italiani che mostra come avere un titolo universitario offra maggiori chance occupazionali nell’arco dell’intera vita lavorativa, anche e soprattutto nei momenti di maggiori difficoltà, come quelli affrontati dal nostro Paese negli ultimi anni. I dati lo dicono chiaramente: laurearsi conviene.
Guarda il video
“Le indagini di AlmaLaurea confermano il miglioramento già registrato l’anno scorso, con un messaggio ben chiaro: laurearsi paga, e paga di più dell'essere diplomati” dichiara il Professor Ivano Dionigi, Presidente di AlmaLaurea.
Un laureato ha un tasso di occupazione pari al 78% a fronte del 65% registrato tra i diplomati, e guadagna il 42% in più.
Resta vero che ancora oggi solo il 30% dei diciannovenni si iscrive all’Università: siamo ultimi in Europa per quota di laureati.
L’ultimo Rapporto OCSE 2016 mostra che nel 2015 l'Italia è all'ultimo posto tra i Paesi OECD dell'area europea per quota di laureati nella fascia di età 25-34 anni: il 25%, siamo dietro alla Turchia, 28%, e al penultimo posto a livello di tutti i paesi OCSE; da quest'anno, peggio dell’Italia c’è solo il Messico (21%).
Non solo, ma analizzando anche l’evoluzione temporale si nota che in Italia negli ultimi 10 anni la quota dei laureati nella fascia di età 25-34 anni, seppur migliorando, è cresciuta meno degli altri Paesi che erano al suo stesso livello nel 2005.
Emerge quindi con sempre più forza la necessità di investire su una rinnovata cultura della laurea, prima di tutto grazie a corrette politiche per il diritto allo studio e l’orientamento all’ingresso del sistema universitario.
“Dobbiamo investire molto di più sulle borse di studio universitarie e sull’orientamento per offrire più chance ai laureati nonostante le provenienze socio-economiche non favorevoli delle famiglie” spiega la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli.
A queste politiche si affianca la necessità di un maggior collegamento tra imprese e università. Un collegamento che passa sia dalla valorizzazione del titolo di laurea da parte di manager e titolari d’azienda, sia dalla creazione di percorsi universitari maggiormente professionalizzanti. I dati mostrano infatti che ancora oggi il 56% dei laureati di primo livello alla conclusione del percorso formativo decide di proseguire gli studi iscrivendosi a un percorso magistrale.
Da qui la necessità sempre più urgente di creare percorsi di laurea di primo livello maggiormente professionalizzanti parametrati più sulla domanda che sull’offerta e che permettano ai giovani di entrare con le giuste competenze e più velocemente nel mondo del lavoro.
“Benvenuta e meritoria, pertanto, l’iniziativa proposta dalla Conferenza dei Rettori sul “Progetto Lauree professionalizzanti”. Lauree professionalizzanti uniche e mirate che derivano dal petrolio del nostro paese che altri non hanno” precisa il Presidente Dionigi.