Laureate più motivate e intraprendenti, laureati più occupati e pagati

AlmaLaurea presenta il Focus Gender Gap 2023: il divario di genere si attenua ma persiste, sia in termini di esiti occupazionali sia retributivi

In occasione dell’8 marzo, Giornata internazionale dei diritti della donna, AlmaLaurea ha elaborato un approfondimento ad hoc sulle performance formative e professionali delle donne, dalla scuola superiore all’università, fino al mercato del lavoro. Ciò che emerge è che in Italia nel 2021 le donne costituiscono il 59,4% dei laureati, hanno migliori performance negli studi ma sono penalizzate sul mercato del lavoro. Il divario di genere si attenua, ma persiste, sia in termini di esiti occupazionali sia retributivi, anche tra i laureati nelle discipline STEM.

Il Focus Gender Gap 2023 è stato realizzato attingendo alle indagini che ogni anno forniscono dati sul Profilo e sulla Condizione occupazionale delle laureate e dei laureati: per le indagini più recenti ci si riferisce, rispettivamente, a 300mila laureati del 2021 e 660.000 laureati del 2020, 2018 e 2016, intervistati a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.

 

IL PROFILO DELLE LAUREATE E DEI LAUREATI

Dalla scuola secondaria all’Università

Il Rapporto 2022 sul Profilo dei laureati mostra che tra i laureati del 2021, dove è nettamente più elevata la presenza della componente femminile (59,4%), la quota delle donne che si laureano in corso è pari al 63,0%57,9% per gli uomini) con un voto medio di laurea uguale a 104,2 su 110 (è 102,4 per gli uomini); occorre sottolineare che ciò è frutto anche dei diversi percorsi formativi intrapresi.

Le differenze tra studenti e studentesse emergono chiare fin dall’approccio allo studio nel corso della scuola secondaria (di primo e di secondo grado). Il Rapporto 2023 sul Profilo dei Diplomati mostra che il 94,0% delle studentesse non fa ripetenze (è il 90,0% per ragazzi) e conclude la scuola secondaria superiore con un voto medio di diploma pari a 83,2 su cento (è 78,7 per i ragazzi). Il 22,0% delle studentesse compie esperienze internazionali (è il 14,3% dei ragazzi), in particolare organizzate dalla scuola. Inoltre, sono maggiormente interessate a proseguire gli studi, soprattutto all’università (80,2% delle diplomate rispetto al 64,3% dei diplomati) spinte più frequentemente da forti motivazioni culturali (29,7% rispetto al 26,4% degli uomini) e svolgono un buon numero di tirocini e stage riconosciuti dal proprio corso di laurea (60,8% rispetto al 51,6% degli uomini).
 

Il contesto familiare di origine

Le laureate provengono in misura maggiore da contesti familiari meno favoriti sia dal punto di vista culturale sia socio-economico. Il 28,4% delle donne ha almeno un genitore laureato rispetto al 34,6% degli uomini. Inoltre, le donne sono meno coinvolte dal fenomeno dell’ereditarietà del titolo di laurea, soprattutto se quest’ultimo afferisce alle discipline che indirizzano verso la libera professione: tra i laureati a ciclo unico con almeno un genitore con titolo di studio universitario, infatti, ereditano la medesima laurea dei genitori il 30% delle donne rispetto al 41% degli uomini. Il differenziale di genere permane considerando anche lo status socio-economico, se è vero che il 20,8% delle donne proviene da una famiglia di estrazione sociale elevata rispetto al 24,5% degli uomini.

 

LE CONDIZIONI OCCUPAZIONALI

Occupazione e tipologia di attività lavorativa

Il Rapporto 2022 sulla Condizione occupazionale dei laureati registra ancora una volta significative e persistenti disuguaglianze di genere.

Su tale aspetto AlmaLaurea ha sviluppato un approfondimento ad hoc evidenziando che tra i laureati di secondo livello, a cinque anni dal conseguimento del titolo, le differenze di genere, in termini occupazionali, si confermano significative e pari a 4,2 punti percentuali: il tasso di occupazione è dell’86,7% per le donne e del 90,9% per gli uomini. Inoltre, gli uomini svolgono più frequentemente un’attività alle dipendenze a tempo indeterminato (60,1% rispetto al 52,6% delle donne, a cinque anni dal titolo di laurea). È comunque interessante notare che tale differenza è legata anche alle diverse scelte professionali maturate da uomini e donne; queste ultime, infatti, tendono più frequentemente a inserirsi nel pubblico impiego e nel mondo dell’insegnamento, notoriamente in difficoltà nel garantire, almeno nel breve periodo, una rapida stabilizzazione contrattuale. Aspetto questo legato a un altro grande tema che entra di prepotenza nelle differenze di genere: il Gender Pay Gap.
 

Retribuzioni, efficacia del titolo e soddisfazione per il lavoro svolto

Tra i laureati di secondo livello che hanno iniziato l’attuale attività lavorativa dopo la laurea e lavorano a tempo pieno emerge che il differenziale retributivo, a cinque anni, è pari al 12,9% a favore degli uomini: 1.799 euro netti mensili rispetto ai 1.593 euro delle donne.

In termini di efficacia del titolo nel lavoro svolto, però, le differenze si attenuano notevolmente: infatti ritiene il titolo “efficace o molto efficace” per lo svolgimento del proprio lavoro il 69,7% delle donne occupate e il 69,2% degli uomini occupati.

In generale le donne risultano leggermente meno soddisfatte del proprio lavoro; in particolare, a cinque anni dalla laurea sono meno gratificate dalle opportunità di contatti con l’estero, dalle prospettive di guadagno e di carriera, dalla flessibilità dell’orario di lavoro e dalla stabilità e sicurezza del lavoro. Fanno eccezione, denotando una maggiore soddisfazione nella componente femminile, l’utilità sociale del lavoro e il tempo libero a disposizione.
 

Figli come fattore penalizzante per le donne

Il forte divario in termini occupazionali e retributivi tra uomini e donne aumenta in presenza di figli, la cui presenza penalizza le donne, non solo in termini di divario occupazionale ma ancora una volta in termini retributivi.

Il differenziale occupazionale si conferma a favore degli uomini, a cinque anni dalla laurea, ed è pari a 22,8 punti percentuali tra quanti hanno figli (è di 2,3 punti percentuali tra chi non ne ha) mentre quello retributivo raggiunge il 23,6% (è del 12,0% tra chi non ha figli).
 

Laureate nei percorsi STEM

L’Indagine sul Profilo dei laureati mette in evidenza la diversa composizione per genere tra i laureati STEM (Science, Technlogy, Engineering, Mathematics), dove le donne sono in numero minore (40,9% rispetto al 59,1% degli uomini), ma sono più brave (voto medio di laurea 104,2 su 110 per le donne, rispetto al 102,3 degli uomini; tra le donne il 57,6% ha concluso gli studi nei tempi previsti rispetto al 53,0% degli uomini).

Malgrado le performance femminili siano migliori, resta vero che le donne, anche in questo ambito disciplinare, sono penalizzate nel mondo del lavoro. Infatti, l’Indagine sulla Condizione occupazionale mostra che a cinque anni dal conseguimento del titolo di secondo livello il tasso di occupazione è pari al 94,1% per gli uomini al 90,9% per le donne. Il divario retributivo uomini-donne, pur se permane elevato e a favore dei primi, tende però a ridursi tra i laureati dei percorsi STEM: 1.845 euro mensili netti percepiti dagli uomini rispetto ai 1.650 euro delle donne (+11,8%).

Rispetto, poi, alla differenza territoriale riferita alle discipline STEM il differenziale retributivo tende ulteriormente a ridursi se si considerano i laureati STEM che, dalle aree del Mezzogiorno, si spostano nel Centro-Nord per lavorare: in tal caso il differenziale è pari a +10,9% (le retribuzioni sono 1.819 euro per gli uomini e 1.640 euro per le donne).

 

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